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Bellona (Ce) – Vigili del fuoco in allerta anche oggi sul fronte fumarole tossiche all’ex sito di stoccaggio Ilside, area sottoposta a sequestro da luglio scorso dopo l’incendio devastante che replicò al rialzo quello verificatosi nel  2012.

Fumarole ed esalazioni altamente inquinati mai sopite dopo l’incendio di luglio e che già  ieri mattina avevano accolto i Carabinieri dei NOE, il Custode Giudiziario e gli addetti comunali arrivati ad Ilside per il primo sopralluogo di analisi e caratterizzazione dei rifiuti da rimuovere.

Un atto propedeutico all’avvio della bonifica che richiederà ditte specializzate nella rimozione di rifiuti di natura e mole diversa.

Le aziende che faranno accesso al sito anche lunedì prossimo, infatti, sono state invitate dal Comune di Bellona in primis per valutare la mole di rifiuti presenti, combusti e non combusti. Si parla di 4 mila e 500 tonnellate di materiali combusti uniti alle mille e 500 tonnellate di terreno utilizzato a luglio per coprire i materiali combusti e spegnerne le fiamme.

In pratica un quarto del  materiale da rimuovere oggi è rappresentato dal terreno di copertura utilizzato per spegnere l’incendio e divenuto rifiuto speciale da rimuovere, passando da 4mila e 500 tonnellate di materiale combusto a 6mila tonnellate di materiale speciale mescolato a terreno e materiale combusto.

Inoltre da caratterizzare ci sono anche i materiali plastici nel capannone risparmiato dalle fiamme, compreso l’amianto, i bidoni di vernice vuoti, e alcune cisterne contenenti liquidi non ben specificati che continuano a sversarsi nel vicino fiume Volturno attraverso un tubo interrato e mai sigillato.

I costi per pagare la caratterizzazione dovranno essere anticipati dal Comune di Bellona, dal momento che la ditta Ilside ha dichiarato fallimento il 2 dicembre scorso e l’intervento economico della Ecoterra, proprietaria del suolo, non è certa.

Resta un impegno verbale assunto dalla Regione Campania che si sarebbe fatta garante dell’attivazione del Fondo di Rotazione delle bonifiche, non escludendo al Comune di Bellona la necessità di un impegno di spesa da inserire in bilancio in attesa dell’avvio del Fondo. Una manovra non semplice per un Comune dalle casse ridotte al lumicino.

Intanto il Comitato Cittadino “Mai più Ilside” non abbassa la guardia a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, rimarcando: “A 298 giorni dal rogo dell’11 luglio scorso non si arresta la prolungata emissione di veleni nell’ex sito di stoccaggio Ilside.

Come prevedibile anche questa mattina all’interno dell’area sottoposta a sequestro da luglio 2017 non potevano mancare le solite fumarole che da mesi ci accompagnano nella lunga lotta per la messa in sicurezza di quell’inferno a cielo aperto.

Esalazioni tossiche che hanno accolto ieri mattina anche i Carabinieri dei NOE, il Custode Giudiziario e gli addetti comunali che con enorme ritardo sembrano aver preso coscienza della  gravità della situazione, dando attuazione  alla delibera del 30 Aprile 2018, emessa dalla Responsabile dell’ufficio Ecologia e Ambiente del Comune di Bellona.

In questa sarabanda di ritardi ed omissioni  è forse  l’unica scelta giusta fatta in questi mesi persi dagli amministratori bellonesi quella di delegare il Dirigente di settore, che in poco tempo  ha sottoposto al sindaco Filippo Abbate la delibera che prevede di individuare la ditta per le analisi e caratterizzazione delle migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi andati a fuoco il giorno del rogo.

Rifiuti, che sulla scorta delle analisi fatte dall’ex ditta Ilside presso un istituto di analisi private, si sarebbero rivelati  essere altamente pericolosi e cancerogeni. Risultanze queste in palese contraddizione con quanto fino ad oggi asserito e certificato  dall’Arpa Campania e dall’Asl, per le quali in quel sito è ‘tutt’appost’.

Il Comitato ‘Mai più Ilside’ si chiede, se alle ditte che in questi giorni stanno ispezionando la ‘discarica’ sia stato fatto notare che l’enorme montagna di rifiuti seppelliti in quel luogo sono ancora in combustione e se le stesse stiano prendendo in considerazione la possibilità di campionare anche i tanti rifiuti che ancora sono in combustione. Sarebbe giusto capire cosa stia ancora bruciando sotto quel terreno non idoneo alla copertura, sversato in fretta e furia in quel sito per soffocare i tanti rifiuti pericolosi“.