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Bellona (Ce) – Tutto pronto per la prima candelina di compleanno di Ilside, l’ex sito di stoccaggio rifiuti andato in fiamme per la seconda volta l’11 luglio scorso dopo l’incendio divampato nel 2012. Una festa di polemiche e veleni organizzata dal Comitato cittadino “Mai più Ilside” per “ringraziare la solerzia” delle che da sei anni condannano un’intera comunità a vivere in un inferno di fumarole tossiche mai domate.

“Bellona, Vitulazio, Pignataro, Sparanise, agro caleno e agro stellato, come sempre uniti e compatti anche in questa ennesima tappa del nostro percorso – fa sapere il Comitato – Siamo alla vigilia di una data importante: occasione di riscatto ed espressione della dignità di una comunità che da un anno non arretra di un passo e non soccombe di fronte all’immobilismo delle Istituzioni. Riappropriamoci della nostra terra e della nostra centralità”. E nel rinnovare l’appuntamento a domani alle ore 20.30 in Piazza don Milani di Bellona, il Comitato “Mai più Ilside” fa notare:

“Sulla pagina istituzionale del Comune di Bellona da ieri campeggia un proclama trionfalistico, che preannuncia l’avvio delle attività di bonifica (sic!). In realtà si tratta della rimozione dei rifiuti non combusti, cioè la parte più facile del lavoro. Forse anche quella più fruttuosa, perché ha ad oggetto materiali suscettibili di essere rivenduti a beneficio dei fondi per la messa in sicurezza. Sorge spontanea una domanda: per quanto ci consta non sono stati ancora trasmessi i risultati della caratterizzazione commissionata a giugno. Non si comprende la natura dell’autorizzazione concessa dalla Procura. Forse un semplice dissequestro? Infine sull’albo pretorio non vi è traccia di gare di appalto né provvedimenti volti all’individuazione di aziende idonee alla rimozione delle trecento tonnellate di materiali non combusti. Atti ancor più necessari nella misura in cui rappresentano condizioni imprescindibili per l’intervento finanziario della Regione. Notizie approssimative, imprecisioni funzionali a rendere ancor meno perspicua una situazione già di per sé caotica. Ad un anno dal rogo l’Amministrazione comunale va ancora magnificando come risultati propri quelli che dovrebbero rappresentare un’onta per un paese civile, visti i tempi biblici degli interventi realizzati. Eppure, probabilmente, senza la pressione popolare, senza una battaglia, che si protrae ininterrottamente da un anno, senza la tenace resistenza della comunità nemmeno quel poco si sarebbe portato a casa e Ilside sarebbe un sito come un altro, dove un giorno (più brutto degli altri) è divampato un incendio. E magari nessuno si sarebbe accorto che quell’azienda, prossima al fallimento, conservava intatto un intero patrimonio di autorizzazioni, che la rendevano ancora merce appetibile per il malaffare. Orgogliosi di aver affermato, in questo lungo anno, il valore insopprimibile della giustizia ambientale, la necessità di imporre a chi ci governa un modello di antagonismo al mercimonio scellerato e improduttivo, che marginalizza sempre di più le periferie, sbarrando la strada a qualsiasi prospettiva di riqualificazione sociale ed ecologica del territorio. Fieri di aver trasformato un sito di stoccaggio di un piccolo Comune di periferia nel simbolo immanente di un circolo economico vizioso, ma anche nell’esempio di come da quelle ceneri sia potuto nascere a nuova vita l’impegno civile, la rabbia organizzata e strutturata contro un sistema che depaupera le potenzialità e l’eterogeneità della nostra terra come di tante altre.

Non ci illudiamo che sia finita qui. Ormai siamo vaccinati contro le versioni edulcorate e ottimistiche dei “regnanti” locali. Siamo consapevoli che la strada è ancora lunga e impervia, ma altrettanto consapevoli della validità del percorso intrapreso, sostanziato da una coscienza collettiva solida e da una prassi operativa che in un anno ha prodotto risultati insperati. Questo sarà il leitmotiv del corteo che l’11 luglio prossimo attraverserà per l’ennesima volta Bellona. Dignità e orgoglio per un anno di resistenza, nonostante i tentativi reiterati di sabotaggio e intimidazione. La nostra richiesta sempre e solo una: accelerare il processo di messa in sicurezza e decontaminazione del sito”.