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Sono molto contento di come sia andata questa esperienza, è stato davvero incredibile in questi mesi parlare a migliaia di persone della mia storia in tutto il mondo, ma soprattutto dare voce ai tanti che non ce l’hanno. Ringrazio Matteo Garrone, Rai cinema e la produzione per avermi fatto sentire parte di una grande famiglia”. Non c’è delusione ma solo soddisfazione per aver portato alla ribalta mondiale il dramma dei migranti africani, e dei loro viaggi tra pericoli e soprusi, nelle parole di Mamadou Kouassi, l’attivista ivoriano del Centro sociale ex Canapificio di Caserta, la cui storia personale ha ispirato il film di Matteo Garrone “Io Capitano”; la pellicola italiana ha sfiorato l’Oscar come miglior film straniero, andato invece al film “La zona di interesse”. Da Los Angeles, Mamadou Kouassi non dimentica però ciò che ha lasciato a Caserta, dove vive con la compagna e i due figli. “Ieri – racconta – mentre aspettavamo la premiazione, nella mia città, Caserta, si sono svolti gli Oscar della solidarietà, un’iniziativa che ho seguito con il cuore e che mi rende orgoglioso di far parte di una comunità solidale e antirazzista. Una città che però senza l’accoglienza del Sai (Sistema accoglienza e inclusione dei migranti, ndr) e senza la casa del
Sociale nell’ex ONMI non potrebbe essere la città da Oscar che sogno”.

Tornando al successo di “Io Capitano”, Mamadou spiega che si tratta di “un film che in questi mesi hanno visto tante persone, soprattutto studenti, suscitando rabbia per le ingiustizie a cui sono sottoposti i migranti e al tempo stesso speranza. Siamo andati in giro per l’Italia e per il mondo per raccontare il diritto di partire, il diritto di migrare di essere accolti e di poter restare. Il premio – aggiunge – è andato al film “La zona di interesse” che pone al centro il dramma dell’olocausto, che abbiamo Il dovere di ricordare e mantenere vivo nella nostra memoria collettiva. Ma è anche un film che ci parla della banalità del male, e di come noi essere umani riusciamo a convivere con le ingiustizie senza fare nulla per cambiare le cose. La nostra Zona di interesse quotidiana oggi ci fa girare dall’altra parte davanti a più di 28 mila morti nel Mediterraneo, davanti ai bambini massacrati in Palestina e davanti a tutti i conflitti oggi in atto nel mondo. Per me abbiamo vinto se continueremo a denunciare la guerra, l’ingiustizia delle leggi sull’immigrazione ed a rendere la nostre città solidali e inclusive” conclude Mamadou Kouassi.