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Banchetti in piazza per dire no al biodigestore di Ponteselice. L’iniziativa porta la firma dei giovani di Forza Italia Caserta che, dalle 9 di domattina presidieranno con gazebo e opuscoli informativi il sacrato della chiesa di Lourdes in via J.F. Kennedy, nel Quartiere Acquaviva.

L’intento è quello di informare i cittadini e raccoglierne le firme per dire “no” alla decisione presa dal Comune di Caserta di realizzare a pochi passi dalla Reggia, ossia in località Ponteselice zona Asi di Caserta, un biodigestore da 50 mila tonnellate annue di rifiuti umidi.

E considerato che la frazione organica che l’impianto casertano tratterà e smaltirà è quella più  fetida in assoluto, l’alzata di scudi contro l’impianto casertano è arrivato anche dai comuni limitrofi ossia Casagiove, Capodrise, Recale e San Nicola La Strada.

A dettagliare i motivi di preoccupazione che domattina animeranno la raccolta firme contro l’impianto di Ponteselice, è il consigliere Regionale di Forza Italia Gianpiero Zinzi che, in qualità di presidente della III Commissione Regionale Speciale “Terra dei Fuochi”, conosce bene le carte circolate sui tavoli regionali e le criticità emerse dalle audizione promosse proprio sul tema rifiuti e applicazione della legge Regionale 14/2016 targata De Luca.

“Il Governatore  – spiega Zinzi – ha stabilito per Terra di Lavoro la realizzazione di quattro nuovi impianti, ossia a  Caserta, Casal di Principe, Cancello Arnone, e Rocca d’Evandro, oltre all’ampliamento dell’impianto di Santa Maria Capua Vetere per una capacità complessiva di lavorazione e smaltimento della frazione umida di rifiuti di circa 170mila tonnellate annue, a fronte di un fabbisogno annuale stimato di circa 125 mila tonnellate. Stiamo parlando di ben  45 mila tonnellate in più di fabbisogno garantito rispetto al fabbisogno stimato, un dato che deve far riflettere sulla reale e taciuta volontà della Regione. Il dubbio è quello che si voglia indirizzare in Terra di Lavoro anche i rifiuti provenienti dalle altre province, trasformando ancora una volta la nostra terra in pattumiera della regione, storia già vista in epoca Bassolino. In caso contrario non si spiega come mai per conurbazioni come Napoli e Salerno gli impianti ipotizzati siano sottostimati rispetto alle esigenze. Per la provincia di Napoli, per esempio, il piano prevede la realizzazione di sei nuovi impianti per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti per un totale di circa 204 mila tonnellate, che di fatto non riusciranno a coprire neanche la metà del fabbisogno richiesto dal territorio. Situazione analoga e quella di Salerno, seppure con un rapporto impianti/fabbisogno meno clamoroso”.

E mente il Comune di Caserta decide e il territorio insorge, l’assenza dell’Ato Caserta diventa ancora più difficile da giustificare, se non altro perchè sempre in applicazione della legge 14/2016 dovrebbero essere proprio gli Ato provinciali a svolgere compiti di pianificazione e tutela dei territori.

Di fatto, se al grido “NO al piano rifiuti della Regione Campania e all’impianto di Ponteselice, SI alla vocazione turistica e culturale della nostra terra” si stanno mobilitando cittadini, politici e associazioni ambientaliste, il Comune di Caserta sta valutando l’ipotesi di un sito diverso da quello di Ponteselice su cui far nascere il biodigestore, ossia quello in località Gradilli. Qui però vige un vincolo paesaggistico di protezione integrale datato 1938 che, solo qualora dovesse essere ritenuto superabile dai tecnici della Regione Campania e dal Mibact, il Comune di Caserta potrà commissionare un altro studio di fattibilità per verificarne l’idoneità ad accogliere il biodigestore. Resterebbe comunque da chiarire la questione sovradimensionato dei carichi di rifiuti organici che la provincia di Caserta sarebbe chiamata ad accogliere rispetto alle esigenze reali del territorio.