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Ha fornito l’arma a Ciro Guarente, il presunto omicida dell’attivista gay Vincenzo Ruggiero, a titolo di amicizia, ben conoscendo le intenzione assassine di Ciro. Ha ammesso tutto Francesco De Turris: lo ha fatto al termine di un lungo interrogatorio avvenuto due giorni fa nella caserma dei carabinieri di Aversa. L’uomo vive nel palazzo adiacente a quello dove risiedono la madre e altri stretti congiunti di Guarente; conosceva dunque da anni Ciro, forse lo aveva visto crescere. Ai carabinieri, il 51enne ha anche raccontato che Guarente gli ha riportato l’arma dopo il delitto, e che lui l’ha fatta prontamente sparire. Gli inquirenti hanno iniziato a sospettare di De Turris dopo aver notato l’intenso traffico telefonico che era intercorso tra il 51enne e Guarente nei giorni precedenti all’omicidio, e aver analizzato i messaggi contenuti nel cellulare sequestrato a Guarente; lo hanno inoltre pedinato, raccogliendo altri elementi utili, quindi lo hanno portato in caserma dove ha confessato di aver ceduto l’arma a Ciro.

L’omicidio di Vincenzo Ruggiero è avvenuto il 7 luglio scorso nell’abitazione di Aversa che il giovane, commesso in un punto vendita del noto marchio Carpisa, condivideva con Heven Grimaldi, la trans che Ciro amava e che a suo parere aveva una relazione con la vittima. Guarente avrebbe ucciso dunque per gelosia, sebbene che tra la Grimaldi e Ruggiero sembra vi fosse solo una sincera amicizia. Il 35enne ex marinaio è stato fermato oltre 20 giorni dopo il delitto, il 29 luglio; in quel frangente, Guarente confessò di essere responsabile della morte di Vincenzo, raccontando che il giovane sarebbe morto dopo aver sbattutto la testa in seguito ad una caduta durante una colluttazione; riferì inoltre di aver gettato il corpo in mare, a Licola, nel Napoletano. Il racconto risultò in parte falso; il corpo di Ruggiero è stato infatti trovato in un garage di Ponticelli, quartiere di Napoli, fatto e pezzi e sepolto sotto uno strato di cemento e in mezzo a rifiuti di ogni tipo. Gli accertamenti medico-legali eseguiti sui resti hanno poi fatto emergere che ad uccidere Ruggiero sono stati due colpi di pistola al petto. Le indagini dei carabinieri e della Procura di Napoli Nord si concentrano ora sulla ricerca di eventuali complici che abbiano potuto aiutare Guarente a sezionare il corpo e a seppellirlo in un garage di un quartiere molto popoloso senza che nessuno se ne accorgesse.