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di Anna Rita Santabarbara

Parete (Ce) – Via al primo esperimento di coworking a gestione pubblica nella regione Campania. E a metterlo in pratica è il comune di Parete, in provincia di Caserta. “Avevamo deciso di destinare il primo piano del comune alle imprese”, commenta il sindaco Gino Pellegrino, “e ci è sembrato che non ci fosse modo migliore di farlo che con un progetto innovativo come quello del coworking”.

Ma di cosa si tratta? Il coworkingè uno stile lavorativo che prevede la condivisione di uno spazio di lavoro da parte di freelance, start up e imprenditori, pur non avendo attività in comune. In pratica, il singolo professionista, anziché lavorare nei caffè, nei bar o in un ufficio, può beneficiare di uno spazio dotato di postazioni pc, wiki e altre attrezzature, dove ha l’opportunità di incontrare altri professionisti di settori affini o differenti, anche loro accorsi per sfuggire all’isolamento di casa propria.

Questa modalità di lavoro è nata a San Francisco nel 2005 ed è stata pensata proprio per rispondere al bisogno dei freelance di svolgere un lavoro autonomo senza perdere però contatto umano. Nel 2008 il coworking arriva in Italia. Milano è la prima città a sperimentarlo. Negli ultimi anni anche la Campania vede fiorire spazi di questo genere, ma quello di Parete è il primo spazio a gestione pubblica. “Ciò significa”, precisa il sindaco Pellegrino, “che è possibile avere a disposizione uno spazio di lavoro a costo quasi zero”.

Nello specifico, saranno due le aree destinate al progetto di coworking che prende il nome di AREACUBO. La prima, di 600 m2, al primo piano del comune, divisa in quattro open space. La seconda ubicata all’ultimo piano del Palazzo Ducale. Ogni professionista, freelance, start up o imprenditore può presentare richiesta per prenotare il proprio spazio sul sito www.areacubo.it. In base alle proprie esigenze, potrà chiedere di avere una postazione più o meno ampia ed un ingresso giornaliero o saltuario (garantendo così la rotazione delle postazioni), nonché noleggiare un’area più ampia per meeting o riunioni di lavoro. Fino a 100 il numero di richieste che possono essere accolte, pari al numero delle postazioni disponibili. Il tutto a prezzi contenuti (circa 15 € al giorno), che abbattono notevolmente le spese da sostenere per mantenere un ufficio tradizionale.

L’idea è quella di aiutare soprattutto i giovani che vogliono mettere in piedi una start-up”, chiarisce ancora il sindaco Pellegrino. “A volte cominciare è difficile proprio perché richiede un investimento iniziale notevole. In questo modo, invece, con una piccola somma i giovani possono avere uno spazio dove creare le proprie attività”. Non solo. Tra i vantaggi di questa modalità di lavoro 2.0 vi è senza dubbio lo stimolo della creatività, attraverso l’incontro con professionisti di diversi settori con i quali poter instaurare collaborazioni o sviluppare nuovi progetti a cui, chiusi nell’autoreferenzialità del proprio ufficio, i singoli lavoratori forse non avrebbero mai pensato.

Gli ambienti di coworking attualmente non sono ancora dotati delle attrezzature necessarie. “Abbiamo un fondo di 90.000 euro da poter utilizzare per acquistare quanto serve”, spiega il sindaco, “ma lo faremo in base alle richieste pervenute e alle necessità manifestate dai professionisti che vorranno aderire al progetto”.

Tra i servizi proposti, oltre a sedie e scrivanie, anche cassettiere con chiave, internet ad alta velocità, area break con cucina attrezzata, saletta per video-chiamate, pulizie, stampanti in bianco e neo e a colori, sala riunioni e sala video conferenza.