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Caserta – Aveva creato una succursale di Casal di Principe alle porte di Roma, in particolare nella frazione di Acilia, dove gestiva in assoluto monopolio, su mandato del cugino boss, la distribuzione e l’installazione sul territorio delle slot machine. Per Mario Iovine, detto “rififì”, plenipotenziario nel Lazio di Antonio Iovine detto “o’ ninno”, ex capoclan dei Casalesi oggi collaboratore di giustizia, è arrivata la confisca di tutti i beni, per un valore di 23 milioni di euro, acquistati e accumulati secondo gli inquirenti con i proventi delle attività illecite, prima tra tutte quella appunto delle macchinette mangiasoldi, da sempre core business del clan Iovine, che assicura l’arrivo costante di denaro fresco investito poi probabilmente nell’acquisto di immobili. Non a caso la Guardia di Finanza di Roma, coordinata dalla Dda capitolino, ha confiscato su ordine del Tribunale otto immobili situati a Roma e nelle province di Nuoro e l’Aquila, un terreno, otto tra ditte individuali e società di capitali.

Il decreto ha riguardato in totale nove indagati, non solo Mario Iovine, ma tutto il suo gruppo e quello locale, operante da sempre ad Acilia, dei Guarnera; questi erano già presenti nella borgata romana quando Iovine vi si è trasferito. I due gruppi si sono alleati per gestire le attività illecite, poi dopo l’arresto di Iovine nel 2006, i Guarnera hanno modellato la propria organizzazione sulla falsariga dei Casalesi, da sempre simili ai clan di Cosanostra con la loro struttura gerarchica basata spesso su stretti vincoli parentali. Oltre alla misura patrimoniale, il Tribunale di Roma ha disposto a carico di 6 dei 9 indagati la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora nel comune di residenza per tre anni.