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Caserta – La direttrice Tiziana Maffei ha deciso di istituire una card annuale e nominativa per gli associati degli “Amici della Reggia di Caserta”. I possessori di questa card possono accedere liberamente e gratuitamente al complesso vanvitelliano presentando la carta accompagnata da un documento di riconoscimento ogni qualvolta venga richiesto dal personale preposto al controllo e al servizio di vigilanza e accoglienza.

Ora sorgono spontanee alcune domande: perchè dare l’accesso gratuito alla Reggia ai soci di un’associazione che hanno nello scopo sociale e nello statuto la promozione e la valorizzazione della Reggia stessa? Un’associazione costituita da professionisti e imprenditori ben noti in città non può forse permettersi di contribuire al monumento con l’abbonamento di 25 euro l’anno come fanno la maggior parte dei casertani?
E poi: qual è il discrimine tra gli “Amici della Reggia” e le altre associazioni che operano sul territorio a favore del monumento? Con quale criterio, la Maffei, darà una risposta negativa ai soci di un altro sodalizio? E con quale spiegazione?
Ma c’è un altro aspetto tutt’altro che irrilevante. Nel decreto della dirigente si leggono testuali parole: “Nelle more della realizzazione ed emissione della card l’accesso agli associati è consentito, in via transitoria, ai possessori di specifica attestazione a firma del presidente dell’Associazione accompagnata dal documento d’identità“. Cioè, traducendo: il presidente degli “Amici della Reggia” può, con un pezzo di carta, autorizzare chiunque ad entrare gratis alla Reggia di Caserta.

E’ vero che la Reggia è un museo dotato di autonomia ma è quanto meno singolare che venga dato un potere del genere a un privato cittadino che, pur rappresentando un’associazione, di fatto non ricopre alcun ruolo ufficiale nel Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Chissà cosa ne pensa il buon Franceschini, quello stesso ministro che dal 2014 ha revocato la gratuità persino agli ultra 65enni e che ha ribadito, come un mantra, il suo concetto cardine: “la cultura si paga“.