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Caserta – Dovranno pagare al Comune spese processuali per 3mila euro perché il ricorso è inammissibile “per carenza di legittimazione ad agire dei ricorrenti”. Con questa motivazione il Tar della Campania ha rigettato il ricorso dei consiglieri di opposizione Norma Naim, Francesco Apperti, Antonello Fabrocile, Vincenzo Bove, Roberto Desiderio e Stefano Mariano che si erano opposti alla delibera del Consiglio comunale del 6 ottobre. In quella data l’assise aveva votato la surroga della consigliera Dora Esposito, divenuta assessore, con il primo dei non eletti del partito Centro Democratico, Camillo Federico. I consiglieri di opposizione hanno presentato ricorso ritenendo la seduta non valida, in quanto dei 32 consiglieri totali ne erano presenti in aula soltanto 10 e non 11 come prescrive il D. Lgs. N. 267 del 2000 che fissa a un terzo dei consiglieri assegnati all’organo, escluso il sindaco, il quorum minimo per la validità delle sedute.
Di diverso avviso il Tribunale Amministrativo Regionale che ha richiamato una vicenda assimilabile a quella in esame, dove il “T.A.R. Sardegna, sez. II, 15 ottobre 2014 ha ritenuto che i singoli consiglieri possono agire contro atti del consiglio comunale solo quando, in relazione a tali atti, sia vulnerato l’esercizio del mandato connesso alla loro carica elettiva, risultando pertanto inammissibile il ricorso avverso la delibera con la quale il Consiglio comunale abbia disposto la surroga di un consigliere dimissionario, in attuazione di una normativa anche vincolante in quanto finalizzata a tutelare l’interesse pubblico al buon andamento della P.A., attraverso la presenza, in Consiglio, di tutti gli eletti espressi dal corpo elettorale”. Per questo, e altri motivi esposti nella sentenza, il “Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, lo dichiara inammissibile e condanna i ricorrenti in solido al pagamento delle spese processuali in favore del Comune di Caserta nella misura complessiva di €3.000,00(tremila/00), oltre accessori di legge”.