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Continuano le polemiche a valle dell’audizione della III Commissione speciale ‘Terra dei Fuochi, bonifiche ed ecomafie’ del Consiglio regionale della Campania, che martedì scorso discusse  lo stato di attuazione del Piano Regionale dei Rifiuti con riferimento alla realizzazione degli impianti per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata nelle province campane.

E dopo il botta e risposta di ieri a Santa Maria Capua Vetere tra il comitato cittadino di Forza Italia e il sindaco della città Antonio Mirra, oggi è la volta di Caserta.

Ad innescare il dibattito è stato un post di riflessione pubblicato ieri dal presidente della  stessa Commissione speciale “Terra dei Fuochi” della Regione Campania Gianpiero Zinzi.

“ Sapete come la penso? – scrive Zinzi sulla sua pagina facebook – la scelta di costruire un digestore anaerobico a Caserta in località Ponteselice è sbagliata per una serie di motivi. Ve ne illustro uno. Secondo il piano regionale dei rifiuti, in provincia di Caserta arriveranno 45mila tonnellate in più all’anno di frazione organica di immondizia (quella che puzza di più) rispetto a quanto il territorio ne produce. L’impianto di Ponteselice ne ospiterà 50mila, quasi la stessa quantità di umido che di fatto è in ‘esubero’. Vi lascio con una domanda: i rifiuti di quale altra provincia arriveranno a ridosso della nostra Reggia?!”. Con tanto di #noponteselice a chiusura.

Al di là dei like, commenti e condivisioni ottenute dal post, è il vicesindaco e assessore comunale all’Ecologia Francesco De Michele a rispondere, lo stesso che all’audizione indetta alla Regione Campania martedì ha partecipato.

La diversa individuazione del fabbisogno provinciale, riferito alla produzione di frazione umida, (quello approvato del piano di fattibilità di Caserta era di 30 tonnellate, ndr) è una discussione che, evidentemente, va portata nella sede propria che è quella di programmazione regionale. Per quanto attiene al Comune di Caserta – continua De Michele – come noto, si è seguita una procedura indicata dalla Regione che ha prodotto uno studio di fattibilità, affidato allo spin off dell’Università, pubblicato sul sito del Comune e illustrato agli stakeholders del territorio. Questo nella logica di contribuire a mettere a regime il sistema pubblico dei rifiuti, di abbattere, secondo lo studio, di circa due terzi i costi ricadenti sulla cittadinanza, di garantire il massimo di attenzione nella individuazione delle tecnologie adoperate e il minore impatto sul territorio. Anche al fine, ripeto, di permettere un abbattimento dei costi che ha visto, solo nell’ultimo anno, aumentare per l’Ente, e ragionevolmente non solo per il nostro, il costo del conferimento di umido di circa il 25%. Quindi a questo siamo, ossia ad uno studio di fattibilità e in attesa delle ulteriori determinazioni e procedure regionali anche in considerazione che tutti questi interventi saranno affidati agli Ato di recente costituzione”.

Una chiusura che, di certo, accenderà ancora di più le polemiche intorno agli Ato, bloccati da difficoltà politiche, organizzative e attuative che di fatto frantumano i toni  trionfalistici del Governatore De Luca sulla sua Legge Regionale n.14 del 2016