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Caserta – E’ ormai in fase di scadenza – a metà dicembre – il progetto da cinquanta milioni di euro realizzato dalla Regione Campania per incrementare la differenziata nei comuni e ricollocare i mille lavoratori del Consorzio Unico di Bacino delle province di Napoli e Caserta, ente che si occupa di raccolta dell’immondizia “ereditato” dal periodo dell’emergenza rifiuti (2008), che è in liquidazione dal 2010. E i risultati, a quasi tre anni dall’inizio del progetto, sono a dir poco deludenti: la percentuale differenziata non è aumentata in modo sensibile, e sono poco meno di 200 (195) gli addetti del Cub ricollocati, tutti presso l’Asia, l’azienda napoletana dei rifiuti, unica ad aver dato seguito alle previsioni delle legge regionale 14 del 2016, che prescrive alle aziende di servizi ambientali di non fare assunzioni ex novo nel settore, ma di assorbire i lavoratori del Cub fino al completo esaurimento. Il progetto prevedeva la possibilità per i Comuni di firmare una convenzione con il Cub e prendersi dei lavoratori da affiancare a quelli delle aziende che effettuano la raccolta, con l’obbiettivo di incrementare la differenziata ma anche per altre attività connesse, come la sorveglianza di impianti abbandonati, il  controllo dei conferimenti dei cittadini; i mezzi strumentali, come le compostiere per i rifiuti umidi ma anche veicoli, cassoni, li avrebbe forniti la Regione. Tutto a costo zero per i Comuni. Sono tanti gli enti locali che hanno aderito usufruendo dei mezzi – spesso rimasti inutilizzati nei piazzali – e dei lavoratori del Consorzio; il progetto non è però mai decollato, gli addetti amministrativi del Cub sono stati inviati negli uffici, gli altri sono rimasti inattivi. E nessuno, tra gli addetti Cub, è stato nel frattempo assunto nelle aziende che effettuano la raccolta nei comuni. Così in 800 sono rimasti in forza al Cub, e rischiano, dopo la fine del progetto, il licenziamento. La Prefettura di Caserta e l’Ato (Ambito ottimale, nuovo ente che gestirà il ciclo) hanno diffidato più volte i Comuni a controllare l’operato delle ditte che hanno l’appalto dei rifiuti, affinchè assorbano i lavoratori Cub come prescrive la legge. Di nuove assunzioni se ne fanno spesso, legate ai pensionamenti, ai cambi di azienda o ad altre circostanze; di recente, Comuni del Casertano come Castel Volturno, Mondragone, Aversa, hanno cambiato azienda di rifiuti, ma nessun lavoratore del Cub è stato assunto. Dal canto suo il Consorzio Unico, gestito da un commissario liquidatore (il commercialista Francesco Paolo Ventriglia), è rimasto silente, pur essendo parte in causa. Si profila dunque una situazione di disagio socio-economico che potrebbe esplodere nei prossimi mesi; già in passato i lavoratori del Cub hanno più volte protestato per gli stipendi non ricevuti o ricevuti in ritardo, o perché abbandonati senza poter svolgere alcuna attività, essendo l’ente in liquidazione.Dal 2010, la Regione si è fatta carico degli addetti Cub, provando a liquidare l’ente – rivelatosi tra l’altro negli anni un “carrozzone” politico colpito da numerose indagini della magistratura – e ricollocare i lavoratori, attraverso vari progetti e tanti fondi pubblici; nel frattempo i dipendenti del Consorzio sono stati ammessi alla mobilità, che dura 24 mesi, decorsi i quali arriva il licenziamento. La Regione ha così puntato forte nel 2018 sul progetto di sensibilizzazione alla differenziata previsto dall’articolo 45 della legge 14, stanziando cinquanta milioni di euro. Soldi che per ora non sono serviti né a dare un futuro ai lavoratori Cub, né a portare termine la liquidazione infinita del Consorzo unico di bacino.