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Caserta – Testimone in numerosi processi di camorra tuttora aperti, e soprattutto imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare i camorristi che gli chiedevano continuamente soldi, da sabato prossimo Roberto Battaglia non avrà più la scorta. Lo ha deciso il Viminale sulla scorta della relazione della prefettura di Roma, che gestisce il fascicolo dell’imprenditore casertano, che da tempo vive a Roma dopo aver lasciato Terra di Lavoro e la sua azienda bufalina di Caiazzo, finita all’asta proprio dopo i problemi finanziari provocati dai clan e i ritardi nel ricevimento dei risarcimenti previsti dallo Stato. “E’ una decisione inaccettabile – dice Battagliasenza la scorta non mi sentirò più al sicuro”. Una scelta, quella del Ministero, che dipende dai tagli in corso ormai da tempo nel servizio delle scorte, ma che, spiega Battaglia, “colpiscono nel mucchio senza distinguere i casi particolarti. Io sono testimone in processi importanti, per cui rischio ancora parecchio”.

Qualche mese fa, a gennaio, Battaglia si è visto dare ragione nel processo per usura attivato su sua denuncia, e in cui si era costituito parte civile insieme alla madre: è stato infatti condannato a 4 anni il presunto strozzino Ciro Benenati. Ma a preoccupare Battaglia è soprattutto il processo d’appello in cui sono imputati per estorsione ai suoi danni i fratelli del boss dei Casalesi Michele Zagaria, Pasquale, Carmine e Antonio, tutti assolti in primo grado; anche per questo si è fermato l’iter per la concessione dei risarcimenti. In ogni caso si dovrà rifare l’istruttoria dibattimentale, dunque il processo si preannuncia molto tirato, e con “rischi concreti per la mia persona” sottolinea Battaglia. Altro processo avviato su denuncia dell’imprenditore è quello a carico di Luigi Schiavone, cugino del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Battaglia ebbe la scorta nel 2012, in seguito all’arresto di Michele Zagaria (dicembre 2011), quando denunciò il boss e i fratelli. Aspettò l’arresto del latitante prima di denunciarlo perchè aveva paura per sé e i familiari. Il Viminale, qualche anno fa, già aveva provato a ridurre la scorta a Battaglia, con un provvedimento che la limitava solo al territorio campano, ma l’imprenditore fece ricorso al Tar e la riebbe per tutto il territorio nazionale.