- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per 14 persone accusate di aver gestito, sotto il controllo del clan Belforte di Marcianise, un vasto giro di spaccio di sostanze stupefacenti a Caserta e nei comuni limitrofi. Il processo è una costola dell’indagine della Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Dda di Napoli, denominata “Officina del Crimine”, in riferimento all’officina meccanica di San Nicola la Strada, gestita dall’esponente del clan Massimo Belgiorno, in cui si tenevano i summit di camorra che servivano a pianificare l’attività di vendita della droga e soprattutto l’attività estorsiva ai danni degli imprenditori di Caserta e dintorni; nel corso dell’indagine fu sequestrato il “libro mastro” del clan, in cui erano annotati i nominativi degli imprenditori vessati e le quote che essi dovevano pagare ai Belforte.

Oltre sessanta le persone coinvolte nell’inchiesta, da cui sono nati vari processi; per 14, accusate perlopiù di reati di droga, la fase processuale si è conclusa con il rigetto dei ricorsi da parte della Cassazione, che ha confermato le sentenze d’appello che prevedevano pene dai 5 ai 16 anni. Tra i condannati Antonio Della Valle (16 anni) ed anche quattro donne – Caterina Di Vico (15 anni e sei mesi), Vittoria Iadicicco (11 anni), Pasqualina Dell’Anno (9 anni) e Vincenza Orione (8 anni) – tutte riconosciute colpevoli di aver preso parte attiva allo spaccio di droghe leggere e pesanti, soprattutto cocaina, crack e hashish. Sette dei quattordici imputati erano già detenuti; gli altri sono stati invece arrestati dalla Polizia di Stato su ordine della Procura Generale di Napoli e condotti in carcere per scontare la pena. Il blitz della Squadra Mobile scattò nel maggio 2012, quando furono eseguite numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di importanti esponenti del clan Belforte, tra cui Gaetano Piccolo, detto Tavernello, Antonio Bruno, noto come “Carusone”, e Antonio Della Ventura, detto “o cuniglio”, referente della cosca nella città di Caserta, con interessi nel settore della droga e in quello dei rifiuti e dei parcheggi; con Della Ventura furono arrestati il figlio Fulvio e la moglie Concetta Buonocore, in quel momento dipendente dell’azienda che gestiva la raccolta dei rifiuti a Caserta. Dall’indagine emerse il completo controllo del clan Belforte sulla vendita di droga a Caserta e dintorni; lo stupefacente veniva acquistato in grandi quantità tramite esponenti del clan Mazzarella di San Giorgio a Cremano (Na), mentre la vendita al minuto era affidata a piccoli gruppi autonomi, a cui erano assegnate determinate e strategiche “aree di competenza”, con il pagamento mensile di una tangente sui ricavi ai referenti dei Belforte, tra cui appunto Della Ventura e i familiari. Nel corso delle indagini la Polizia di Stato ha arrestato 15 persone in flagranza di spaccio sequestrando oltre 1,5 kg di cocaina.