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Napoli –  Cento chili di datteri di mare, il cui valore sul mercato nero poteva aggirarsi in circa 10mila euro, sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia giudiziaria della guardia costiera di Castellammare di Stabia. I militari della capitaneria di Porto stabiese, comandata dal capitano di fregata Guglielmo Cassone, hanno fatto scattare il blitz cogliendo in flagranza di reato quattro persone che rientravano da una battuta di pesca abusiva sui fondali dell’area marina protetta di Punta Campanella. I quattro sono stati denunciati per una serie di reati tra i quali ricettazione e danneggiamento ambientale.

Un giro di affari, denuncia Legambiente, pari a due milioni di euro l’anno nella sola penisola sorrentina, la zona più battuta in Italia per questo tipo di pesca illegale. Il danno ambientale calcolato ogni anno solo in Campania, si stima intorno a 70.000 metri quadrati di desertificazione dei fondali e in altri 30.000 in Salento. Se le coste campane e pugliesi sono le più battute dai pescatori di frodo, si registrano frequenti casi anche in Toscana, a Giannutri, piena area marina protetta; nelle Cinque Terre e nel litorale spezzino; nelle coste sud orientali della Sicilia. Insomma dove la costa è calcarea (falesia calcarea) è molto facile trovare qualche sub armato di martello e scalpello. Chi ancora si ostina a mangiare un piatto di linguine con il prezioso mollusco, dovrebbe sapere che ha contribuito alla distruzione di 10 metri quadrati di fondale marino.