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Napoli – Proseguono, anche in piena estate, i casi di aggressioni nei confronti del personale della pubblica mobilità partenopea. Nelle ultime ore arrivano così numerosi messaggi di solidarietà da vari esponenti della classe politica locale che in piena campagna elettorale, in vista delle regionali di settembre, si mostra solidale nei confronti dei dipendenti del servizio pubblico.

Una solidarietà in parte però contro corrente dispetto al racconto degli ultimi tempi. Da anni infatti i lavoratori del settore della mobilità denunciano carenze e violente aggressioni subite senza trovare una risposta efficace nelle istituzioni che solo oggi sembrano scoprire il problema.
Guarda caso – spiega Adolfo Vallini del sindacato Usb – nel bel mezzo della campagna elettorale i candidati alla regione del PD e di altri schieramenti politici, assessore ai trasporti del comune di Napoli compreso, si accorgono che gli operatori dei trasporti sono bersaglio facile di baby gang e teppisti. Eppure sono anni che come USB denunciamo pubblicamente alla istituzioni regionali alla Questura e alle Prefetture i raid vandalici e i gravi attentati alla sicurezza dei trasporti”.

Solo negli ultimi giorni a Napoli è rimasto ferito, per un lancio di bottiglie di vetro, su un autobus dell’Anm in pieno servizio, Antonio D’Aniello, conducente dell’R2 che collega la stazione centrale di Napoli con la centralissima piazza Trieste e Trento. Con quest’ultimo sono circa 20 i casi di atti vandalici denunciati dai dipendenti del servizio pubblico dall’inizio dell’anno.

Da tempo, infatti, operatori e sindacati denunciano le situazioni di disagio che quotidianamente si vivono sui mezzi pubblici del capoluogo campano. Una situazione che, con l’avvento delle disposizioni anti-covid, è perfino peggiorata. Con gli autisti di autobus e treni che si sono visti improvvisamente garanti del rispetto delle nuove norme da far utilizzare a bordo.

Norme che a qualche utente non sono andate giù, come l’obbligo dell’utilizzo della mascherina all’interno dei mezzi pubblici che in Circumvesuviana ha causato più di un aggressione ad un capotreno, reo di aver semplicemente chiesto al viaggiatore di indossare il dispositivo di sicurezza.

Oppure, nel caso degli autobus, il numero massimo imposto per salire sul bus che ha causato l’ira di numerosi utenti che si sono scagliati, in maniera anche violenta, contro i conducenti che alla fine pagano i conti più salati. Difatti, oltre a dover lavorare in condizioni già precarie in se, sono costretti a diventare i parafulmini dei malcontenti per le nuove regole derivanti dall’emergenza sanitaria.