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“Dopo Astrazeneca ho avuto 38.3 di febbre e dolori muscolari diffusi per un giorno e mezzo. Sono stato male, è vero, ma lo rifarei senza problemi: è l’arma più efficace contro il virus”. E’ questa la testimonianza di Giorgio Nugnes, docente precario napoletano di 29 anni che si è trasferito in provincia di Milano per ingrossare le file di quell’esercito di precari che regge ormai da decenni la scuola italiana. Convocato il 16 novembre, nel pieno della seconda ondata, il docente si è dovuto recare nella regione più colpita dell’epidemia.

Nelle settimane in cui erano consentite le lezioni in presenza non nasconde che la paura per il contagio era quotidiana. “Ma rispettando i protocolli di sicurezza- continua il giovane professore di italiano e storia- tutto è andato sempre per il meglio”. Nugnes ritiene infatti necessario che si faccia di tutto per un rientro, ovviamente in sicurezza, a scuola. Ha accolto quindi con “entusiasmo” l’opportunità di essere vaccinato con Astrazeneca come personale scolastico. “Anche se l’attesa, dopo i primi proclami, è stata lunga”.

La prima dose è infatti arrivata solo il 24 marzo, complice anche i ritardi riscontrati in Lombardia a causa del malfunzionamento della piattaforma informatica “Aria”. Ed in “lista d’attesa” che il prof ha vissuto l’odissea Astrazeneca, con i casi di morti sospette che hanno portato addirittura alla sospensione delle vaccinazioni.

“Non posso negare che un po’ di preoccupazione c’era e via chat la paura si diffondeva come un nuovo virus tra il personale scolastico. Purtroppo- continua il docente – credo che la comunicazione istituzionale sia stata totalmente sbagliata. Dichiarazioni che si contraddicevano anche nella stessa giornata e passi indietro che non hanno fatto altro che alimentare il panico e screditare la fiducia delle persone nelle istituzioni e nel farmaco stesso”.

Per questo Giorgio ha deciso di raccontarci la propria storia. Per dire che sì, Astrazeneca può far venire la febbre ma che alla fine ne vale davvero la pena: “E’ vero, sono stato male per 36 ore. Febbre alta e costante, dolori diffusi e spossatezza. Ma se questo è il prezzo per evitare il contagio personale e sconfiggere collettivamente il virus credo che tutti dovremmo affrontare con serenità la vaccinazione. Sperando però- conclude- in politiche più chiare e soprattutto coerenti nella lotta al covid”.