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Autonomia differenziata, c’è chi dice no a destra. A rompere gli indugi, sul tabù dell’unità nazionale, l’ex deputato napoletano Amedeo Laboccetta. “Credo sia un errore da matita blu” dice. Non è certo l’unico. Con lui ci sono altri otto ex parlamentari di centrodestra. E pure ex consiglieri regionali e comunali. Sono tra i firmatari di una petizione online contro la riforma Calderoli. “L’elenco – giura Laboccetta – si allargherà lungo il percorso, non solo nella politica ma nella società civile“.

Tra i nomi troviamo Mario Landolfi, ministro delle Telecomunicazioni nel governo Berlusconi III; Domenico Nania, ex vicepresidente del Senato; Nicola Bono, sottosegretario alla Cultura nel Berlusconi III. E poi una pattuglia di ex parlamentari come Gennaro Malgieri, Vincenzo D’Anna, Franco Cardiello, Rosario Polizzi e Salvatore Torrisi. C’è anche un sindaco in carica: Giacomo Pascale di Lacco Ameno, isola d’Ischia. Ma hanno finora aderito tanti docenti, imprenditori, professionisti. La campagna ha la benedizione di Marcello Veneziani, intellettuale di riferimento a destra, e non solo. “E se lo dice Veneziani…” gongola Laboccetta. Ma la battaglia è solo agli inizi. Sabato 23 marzo a Napoli (ore 15.30), la prima uscita pubblica. A Palazzo Serra di Cassano, con Laboccetta, Landolfi e Malgieri siederanno “amici che vengono da altre esperienze politiche”. Sono il filosofo Eugenio Mazzarella e il costituzionalista Massimo Villone, ex parlamentari di sinistra. Unire le forze contro l’autonomia differenziata, insomma. “Per un’Italia unita e solidale” il tema dell’incontro, promosso da Polo Sud, l’associazione presieduta da Laboccetta, e dal Coordinamento per la democrazia costituzionale. Obiettivo è “tentare di bloccare questo progetto, che la destra non dovrebbe sostenere” spiega il promotore.

Capisco le ragioni di un’alleanza, ma – afferma Laboccetta – sicuramente l’autonomia differenziata non è tra le priorità degli italiani”. L’ex deputato avverte: “Il danno non è solo per il Sud, ma per tutta l’Italia”. Ecco perché, dopo sabato, “inizieremo a girovagare per tutto il Paese”. Le ragioni del no sono tante. “L’errore principale fu fatto nel 1970 – sostiene Laboccetta -, quando furono istituire le Regioni”. E adesso, “il virus regionale ha attecchito pesantemente, ha creato problemi di ogni tipo”. A cosa ci troviamo di fronte, oggi? A “quella che abbiamo detto essere diventata la Repubblica di Arlecchino”. Non usano mezzi termini, in pratica, i ‘dissidenti’ di destra. E promettono di vender cara la pelle.