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Sin dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri del comando antifalsificazione monetaria stanno eseguendo a Napoli, in altre località italiane e in Francia, un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di decine di persone gravemente indiziate, a vario titolo, di vendita di valuta in euro contraffatta in Italia ed all’estero. A tredici indagati viene contestato il reato di associazione per delinquere. Nel corso delle indagini è emerso il profilo della finalità di agevolazione del clan camorristico “Mazzarella”.

Spacciava banconote falsificate da 50 euro di tre tipologie, e due da 100 euro, classificate secondo la qualità, ma tutte molto fedeli: offriva a prezzi variabili diverse tipologie di merce la banda di falsari in rapporti con il clan Mazzarella, sgominata dai carabinieri e dalla Procura di Napoli con ben 62 arresti e un obbligo di dimora.
Nella base operativa che si trovava in vico Vetreria Vecchia del capoluogo partenopeo, per esempio, era possibile comprare 50 euro di qualità “B/B”, “Maradona” e “Pelé”. Inoltre venivano messe a disposizione dei clienti due tipologie di banconote da 100 euro, “tipo vecchio” (la serie “epoche e stile”) e “tipo nuovo” (ossia la serie “Europa”) e una sola tipologia di banconota contraffatta del taglio da 20 euro.
La circostanza è stata documentata dai carabinier grazie a un colloquio tra venditore e acquirente, intercettata dai militari dell’arma: “…tengo tre tipi di cinquanta, quelle da 6, da 7 e da 8 (euro)… il 100 ho due tipi, quello da 10 e da 12 (euro)”.
Le “B/B” erano quelle più raffinate e per questo più costose come emerge da un’altra intercettazione dove a parlare Domenico Filadoro, ritenuto il capo della banda di falsari, il quale spiega che di quelle se ne trovavano poche in quel periodo perché l’addetto alla macchina che le stampava era stato arrestato: “…hanno arrestato la persona che teneva vicino al macchinario … penso che per qualche mese, un paio di mesi, puoi trovare solo Maradona e Pelè … ritorno a dire per il momento non lo trovi, non ci sta…”.

Sceglievano la location, montavano la tipografia, stampavano le banconote false, smontavano tutto e poi partiva la vendita: avevano messo in piedi una sorta di stamperia itinerante la banda di falsari sgominata oggi dai carabinieri e dalla Procura di Napoli che hanno notificato complessivamente 63 misure cautelari emesse dal gip Rosamaria De Lellis su richiesta della DDA.
Il capo della banda, secondo gli investigatori, era il 56enne Domenico Filadoro, a cui viene contestata anche l’aggravante mafiosa come ad altri 13 indagati, destinatari di provvedimenti.
La zona del capoluogo partenopeo dove la banda operava si trova nel quartiere Mercato Pendino ritenuta sotto il controllo del clan Mazzarella.
Secondo le stime degli inquirenti, la banda gestiva un business che ha prodotto nel corso del periodo oggetto delle indagini guadagni illeciti per circa 6 milioni di euro in parte versati sotto forma di tangenti alla camorra. Secondo una secondo una stima la banda avrebbe messo in circolo circa 60 milioni di euro falsi se si pone mediamente a 10 euro il prezzo di ciascuna banconota venduta.