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Napoli – «Il balcone dove si voleva buttare la bomba dista alcuni metri e si trova più avanti rispetto all’ingresso del mio locale, la cui tenda all’ingresso era anche aperta il 16 gennaio, la bomba lanciata ad alcuni metri di altezza non sarebbe mai arrivata lì». Con queste parole il celebre pizzaiolo Gino Sorbillo rivendica il suo status di vittima della camorra. Lo sfogo dell’imprenditore arriva a due giorni di distanza dall’inchiesta, culminata nell’arresto di tre estorsori del clan Mazzarella, la quale ha rivelato – grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e di denunce – che il vero obiettivo degli aguzzini del gruppo Perez-Iodice fossero in realtà i titolari della pizzeria “Pizza e pummarol” e non lo storico locale di Gino Sorbillo.
 
Il noto imprenditore, accusato in questi giorni di aver cavalcato l’onda dell’indignazione per ottenere un’immeritata solidarietà, non ci sta però a finire nel tritacarne delle polemiche e ribatte: «Il balcone dove si voleva buttare la bomba (quello dell’abitazione in cui vive la famiglia Esposito, ndr) dista alcuni metri e si trova più avanti rispetto all’ingresso del mio locale, la cui tenda all’ingresso era anche aperta il 16 gennaio, la bomba lanciata ad alcuni metri di altezza non sarebbe mai arrivata lì, a neanche un centimetro dall’ingresso della pizzeria dove per fortuna ancora oggi c’è ancora il solco dell’esplosione. Venite a vedere sul posto prima di fare supposizioni demenziali. La bomba lì è stata posizionata apposta. Aspetto la chiusura delle indagini perché io ascolto solo le dichiarazioni ufficiali di chi è preposto a farle. Le teorie le lascio ai complottisti del web». Insomma, Gino Sorbillo sembra avere le idee piuttosto chiare sull’accaduto: l’ordigno artigianale non sarebbe finito davanti all’ingresso del suo locale in seguito a una caduta accidentale dal piano superiore, come emerso dall’ultima indagine, ma sarebbe stato piazzato di proposito.