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Napoli – Marco Demarco, giornalista, scrittore, editorialista del Corriere della Sera. Direttore della scuola di giornalismo all’Università Suor Orsola Benincasa. Già direttore del Corriere del Mezzogiorno: oggi il dorso napoletano del CorSera compie 24 anni. Auguri!
 
“Pensi che, quando iniziammo, avevamo un incubo: battere il record negativo di pubblicazioni detenuto da “Il monitore” di Matilde Serao, poche decine di copie”.
 
E invece…
 
“Abbiamo tagliato un bel traguardo”.
 
Andando in edicola oggi con una bella intervista, tra l’altro, al candidato sindaco Catello Maresca: l’ex pm dice che si è dimenticato per chi ha votato. E ha sorriso.
 
“A leggere questa sua risposta, viene da ridere anche a me. Poteva rispondere in mille altri modi”.
 
Maresca ha bisogno di uno spin doctor?
 
“Maresca credo che dovrebbe mettersi prima di tutto d’accordo con se stesso. Sta denotando una continua mancanza di trasparenza: troppe ambiguità”.
 
Prima della diatriba candidato civico/candidato di centrodestra, c’è stata quella del candidato/magistrato.
 
“Esattamente. Dovrebbe parlar chiaro: dire le cose come stanno davvero”.
 
Diceva Eduardo: ci sono le parole, usiamole.
 
“L’italiano è una lingua meravigliosa: ci consente di dire tutto”.
 
Anche di dire e non dire nello stesso momento.
 
“L’importante è non offendere l’intelligenza di nessuno. Neanche la propria. Un anno fa, per le elezioni regionali, Maresca fu indicato da Mara Carfagna. Non mi risulta che sia una di passaggio”.
 
Fatto sta che non solo Maresca si vergogna dei partiti. Il suo più diretto competitor, Gaetano Manfredi, pure si dice ‘civico’. La meraviglia?
 
“Tutti tengono a marcare una distanza dai partiti. Ma tutti, in realtà, sono dipendenti da essi”.
 
Manfredi, addirittura, senza il ‘Patto per Napoli’ firmato da Letta, Conte e Speranza non si sarebbe nemmeno candidato.
 
“Manfredi, facendosi presentare dal Movimento 5 Stelle, ha sbagliato il primo passo”.
 
Perché?
 
“Semplicemente perché se è un candidato di coalizione, come va dicendo, doveva farsi presentare da tutta la coalizione. Al fianco solo di Conte, invece, è parso di parte”.
 
Quelle pizze erano (solo) tre.
 
“Posso dargli un consiglio?”
 
Prego.
 
“Basta passerelle stile anni 50. Basta pizze. E basta maglie di Maradona utilizzate a mò di scudo contro le maldicenze. Punti di più sulle sue qualità: si concentri sull’innovazione, la tecnologia, le giovani generazioni”.
 
Comunque, per restare al rapporto difficile dei candidati sindaco con i partiti,  anche Antonio Bassolino, al comizio, prima ha rievocato il fantasma del comunismo. Poi si è definito “uomo delle istituzioni”.
 
“Per quanto riguarda Bassolino, non si può dire che ha un rapporto opaco con i partiti. Lui, quel rapporto, l’ha cercato. Ma non l’ha trovato”.
 
“Compagne e compagni…”
 
“Ma subito dopo, al suo comizio, ha detto “cittadine e cittadini”. E poi: ‘I miei maestri sono Amendola, Ingrao e Berlinguer’: non a caso le tre anime del Pci. E poi è finito per omaggiare addirittura Almirante. Emblematico del fatto che anche lui vuole unire trasversalmente”.
 
Ma allora è proprio vero, come molti sostengono, che il dibattito cittadino per queste elezioni si è alzato qualitativamente? 
 
“Credo comunque di sì. Anzi: è un dibattito senza precedenti per la quantità e l’importanza dei temi che solleva. In primis, quello del debito”.
 
Sarà il tema che deciderà la partita?
 
“No. La partita del debito accumulato da Palazzo San Giacomo si deciderà a Roma, in Parlamento. E lì saranno decisivi i rapporti con i partiti. Un paradosso per come si atteggiano nei loro confronti i candidati sindaco”.
 
Il rischio crac chi lo sta affrontando meglio?
 
“Maresca mi pare più che altro che lo rimuova. Manfredi ha avuto il merito di quantificarlo e di portarlo all’attenzione nazionale”.
 
Gli altri temi decisivi di questa lunga, calda estate di campagna elettorale.
 
“Maresca fa bene a porre l’attenzione sulla partecipazione dei privati alla cosa pubblica: è fondamentale. Bassolino fa bene a porre come centrale la questione di una più qualificata partecipazione democratica”.
 
Lei cosa si augura?
 
“Un impegno da parte di tutti i partiti di promuovere candidati qualificati per il consiglio comunale di Napoli”.
 
Già l’ha detto il Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho: occhio alle liste.
 
“Ma non è solo una questione di fedina penale. Questa sorta di presidenzialismo locale con l’elezione diretta dei sindaci, purtroppo, ha fatto abbassare la qualità delle assemblee cittadine. Alzarla converrebbe a tutti”.
 
Intanto, De Luca sembra decidere il cartellone del Ravello Festival.
 
“E’ una vicenda che attiene più in generale al rapporto tra la Regione e le istituzioni culturali. Se De Luca ritiene che siano inutili, perché non le elimina?”