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Napoli – Un bilancio preoccupante quello che arriva dal carcere di Poggioreale a Napoli. Un weekend dove sono stati registrati tre decessi, l’ultimo avvenuto questa mattina nel padiglione Firenze, dove un detenuto di 50 anni si è tolto la vita. Si tratta di un uomo che era da circa un anno in cella. Inutili i tentativi di soccorso da parte dei compagni di cella e degli agenti di polizia penitenziaria.

Si tratta del secondo suicidio dopo quello di sabato mattina (vittima un detenuto di 36 anni) e dopo la morte di un altro detenuto, per cause naturali, avvenuta domenica pomeriggio. “Purtroppo la realtà di Poggioreale – dicono i segretari dell’Osapp regionale e provinciale di Napoli Palmieri-Castaldo – non fa sconti a nessuno, l’istituto penitenziario più grande d’Italia e più affollato, con circa 2300 detenuti in conta e diversi reparti in ristrutturazione per gravi carenze sulla sicurezza, con personale di Polizia Penitenziaria in sottorganico di circa 200 unità”.

“Ancora un suicidio nel mostro di cemento” fa sapere Pietro Ioia, attivista per i diritti dei detenuti. “Due mesi fa l’avevo detto che con il caldo in questo carcere avvenivano suicidi, è successo l’anno scorso e sta succedendo anche adesso. L’obitorio Poggioreale ha colpito ancora”.

Sulla vicenda esprime preoccupazione anche il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE): “In tre giorni abbiamo contato ben tre morti, due suicidi ed una morte per cause naturali”, denuncia Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania. “Siamo preoccupati perché agli annunci di sfollamento della struttura detentiva fatti dopo la rivolta nel Padiglione detentivo Salerno, per altro gravemente danneggiato dai rivoltosi, non è poi seguito alcun provvedimento concreto e Poggioreale ospita sempre più di 2.300 detenuti. E il caldo afoso di questi giorni mette a serio rischio la vivibilità delle celle sovraffollate, lasciando dunque la situazione di criticità nella esclusiva gestione del personale di Polizia Penitenziaria. Il carcere di Poggioreale ha dunque oggettive difficoltà che meriterebbero urgenti interventi da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, provvedimenti che però non vengono adottati. Ma questo, e va rimarcato con forza, non pregiudica le condizioni di sicurezza dell’Istituto e la dignità della detenzione dei ristretti. A Poggioreale, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato. Ma come si può lavorare in un carcere sovraffollato da oltre 2300 detenuti?”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è netto nella denuncia: “Nonostante le costanti e quotidiane denunce del SAPPE sulle critiche condizione del carcere di Poggioreale ci sembra che chi avrebbe la competenza di intervenire ha altro a cui pensare. Il bilancio del ministro Alfonso Bonafede alla guida della giustizia è sotto gli occhi di tutti. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: sono nettamente aumentati gli atti di autolesionismo, i tentati suicidi (per fortuna sventati in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria), le colluttazioni, i ferimenti e persino i tentati omicidi in carcere”. “La cosa grave”, conclude Capece, “è che tutti questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Ed è grave che il Ministero della Giustizia non sia in grado di mettere in campo efficaci strategie di contrasto a questa spirale di sangue e violenza”.