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Pronto, Piero Diodato?
 
“Eccomi. Ma rispondo a domande sulle elezioni comunali a Napoli solo da osservatore esterno”.
 
Ma come, lei è un’anima della destra napoletana.
 
“Eh, ma ho raggiunto quota 100. Anzi: 101. E ora sto in pensione”
 
Impossibile.
 
“Non voglio essere tirato per la giacca. Sono fuori dai giochi: ho 61 anni, di cui più di 40 passati in campo”.
 
Ora però può dare preziosi consigli.
 
“Dipende. Da semplice cittadino, sì”.
 
Dia un consiglio a Sergio Rastrelli.
 
“E’ un carissimo amico. Una nobile figura”.
 
Come vede la sua candidatura a sindaco in quota Fratelli d’Italia?
 
“Con il padre Antonio sarebbe stato diverso. Staremmo tutti sull’attenti. Ora, invece, io credo che bisogna decidere che partita giocare”.
 
Lei è un esperto anche di calcio.
 
“Sono tifosissimo del Napoli, come tutti sanno. E voglio che la mia squadra sia sempre, se non vincente a tutti i costi (altrimenti sarei uno juventino), almeno competitiva”.
 
E quindi?
 
“E quindi credo che bisogna cambiare schema di gioco: bisogna allargare i confini del centrodestra”.
 
Una vita nei partiti di destra. E ora…
 
“E ora credo che se il candidato è veramente Maresca…”
 
Ma lo è?
 
“Lo dobbiamo aspettare. Ma il centrodestra non si può impiccare sulla questione dei simboli. Questa fase mi ricorda il mio grande maestro Pinuccio Tatarella”.
 
Che le diceva Tatarella?
 
“Che bisogna saper convincere chi non è di sinistra. Nè si sente di centrosinistra: la maggioranza dell’elettorato”.
 
Con Maresca capitano.
 
“C’è qualcuno migliore di lui?”
 
Rastrelli.
 
“Sergio è nato come candidato di un partito. Avrebbe più difficoltà ad unire ed attrarre forze anche finora distanti dal centrodestra. Quelle che, invece, che può coinvolgere Maresca”.
 
Maresca ha detto che non vuole i simboli del centrodestra.
 
“Bisognerebbe che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia rinunciassero alla loro identità grafica per un atto d’amore verso Napoli”.
 
A dire la verità è proprio Giorgia Meloni la prima ad aver detto che Maresca se lo può scordare: che il simbolo di Fratelli d’Italia ci sarà eccome sulla scheda elettorale.
 
“Io credo che, di fronte alla possibilità di avere un candidato come Maresca, Giorgia possa comprendere. Anche perchè, diciamoci la verità”.
 
Diciamocela.
 
“A Napoli città, negli ultimi trent’anni, dalla battaglia di Alessandra Mussolini contro Bassolino nel 1993, quando anch’io entrai in consiglio comunale, i partiti di centrodestra non è che abbiano avuto tutto quest’appeal in città”.
 
E quindi bisogna cambiare registro.
 
“Io me la immagino così: Maresca e Manfredi al ballottaggio. A quel punto, tu non devi dare alcun appiglio ai delusi di sinistra o di centrosinistra di votare per il tuo candidato”.
 
Porte aperte.
 
“Nessuno deve poter dire “io non li voto quei ‘fascisti’ o quegli ‘estremisti’ o quei ‘leghisti che ce l’hanno sempre avuta con noi meridionali’. Devi lavorare per togliere agli avversari quest’arma strumentale”.
 
Vabbè, ma sarebbe comunque chiaro chi sta dietro a Maresca…
 
“Il dato fondamentale è che dietro di lui non ci sarebbe uno schieramento politico ideologicamente schierato da tutt’altra parte. In questi anni, molto è cambiato. Le ideologie sono davvero scomparse. Soprattutto a livello locale, ora che ci divide realmente? La partecipazione al gay pride?”
 
Che pure è una cosa, però.
 
“Eeh! Qui bisogna mettere al centro i programmi. Napoli sta veramente inguaiata. Bisogna parlare dei quartieri, delle possibilità di sviluppo concrete. E le mie risposte, perchè no?, possono convincere anche chi magari al primo turno vota Bassolino”.
 
Su questa linea bisognerebbe convincere gli altri del centrodestra in primis, però. A cominciare da Forza Italia che, a quest’ora, a Napoli, già doveva passare ufficialmente in mano a Fulvio Martusciello dopo la pax romana siglata l’altra sera.
 
“Bisogna parlare con Fulvio, certo. Però, dico pure che il suo predecessore, Stani Lanzotti, è una persona perbene. Capace di aggregare. Fulvio, che è già parlamentare europeo, che necessità aveva di mortificarlo? Ha fatto una cosa di cui rischia di pentirsi. Una cosa che sicuramente rischia di non portare alcun beneficio al centrodestra”.