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Le operazioni spot fanno il solletico ai clan. Servono azioni che incidano sulle cause. La repressione da sola non basta”. Lo sostiene, in una nota, il Comitato anticamorra per la legalità che chiede di “estendere il decreto Caivano a tutti i rioni della 219″.
Un omicidio a Napoli, un ferimento a Giugliano, il Comune di Melito sciolto per condizionamento della camorra, omaggi ai boss a Torre Annunziata, annunci social per il ritorno dei clan in quartieri difficili, l’allarme sulla diffusione illegale delle armi lanciato dai carabinieri. Tutto nel giro di un paio di giorni e l’elenco potrebbe anche continuare e non si fermerà purtroppo – spiegano i rappresentanti del Comitato – in questi giorni stanno arrivando ulteriori conferme che le azioni spot, come quelle di Caivano, buone solo per avere qualche titolo in prima pagina e nei telegiornali, non servono. Il decreto Caivano, tanto per cominciare, dovrebbe essere esteso a tutti i rioni della 219″.
La camorra, sia quella che fa rumore e spara che quella che si infiltra nelle Amministrazioni comunali e negli altri Enti pubblici, va combattuta con azioni straordinarie sì, ma durature e diffuse su tutta l’area metropolitana e non solo in un quartiere”, aggiungono i rappresentanti del Comitato per i quali “la cura per il cancro della camorra non è facile e non può dare risultati immediati ma di certo non si può continuare con azioni che non intervengono sulle cause del fenomeno che vanno combattute con la prevenzione fatta di percorsi che accompagnino le nuove generazioni e le loro famiglie sulla strada della legalità. La repressione, da sola, non basta. Può bastare, al massimo, per qualche giorno, ma poi si torna come e peggio di prima”.

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