Organizzazione riuscita, delegazioni straniere entusiaste. Ma sono comitati e associazioni locali l’altra faccia della conferenza Unesco a Napoli. Ai margini della vetrina, oltre la narrazione ufficiale. “Restano purtroppo i tanti problemi irrisolti” spiega Antonio Pariante, presidente del comitato civico di Portosalvo, nonché componente del Comitato tecnico-scientifico per la redazione del nuovo “Piano di gestione del Centro Storico”. Ad esempio, “i graffiti sul 90 per cento dei monumenti; l’invasione dei fast food; dei b&b”. E ancora: “Il grave degrado delle chiese, dei palazzi e delle fontane storiche”. E non ultimo il fenomeno della gentrificazione, “che sta alterando l’identità e il tessuto culturale della città ormai completamente stravolto“. Certo, Pariante sottolinea il “grande successo” della tre giorni Unesco, a Castel Capuano. Anzi, “già si lancia l’appuntamento per la terza edizione”. E però, insieme al “fastoso evento”, c’è stato il “grave degrado del sito Unesco più grande e più importante d’Europa”. Insomma: “Luci e ombre”.
Non maschera delusione neppure Fabrizio Capuano, presidente di Compagni di viaggio Odv, e consigliere del direttivo della Consulta delle associazioni alla Municipalità 1. “L’amministrazione comunale di Napoli – premette – si è distinta negli ultimi 12 mesi per aver avviato un confronto articolato con organizzazioni no-profit operanti nei quartieri della citta patrimonio Unesco, al fine di recepire i bisogni dei cittadini ed avviare un percorso reale di cooperazione“. In tale quadro, “il summit sarebbe stata una buona occasione per dare risalto a questa nuova metodologia di governo del bene pubblico”. Capuano dice: “Peccato non averla colta”. E c’è poi chi appunta le critiche su ambiti specifici. “Alla conferenza sui centri storici Unesco – sostiene Francesco Marino, presidente del Wwf Napoli – è mancata l’ attenzione agli spazi verdi sia come giardini storici che come semplici spazi verdi“. L’associazione ambientalista rileva che “le aree pubbliche verdi sono indispensabili per la salute e l’aggregazione sociale delle comunità residenti”.
Una lunga riflessione è operata inoltre da Bona Mustilli, vicepresidente dell’associazione Progetto Napoli, ma anche militante della Lega. Da evidenziare, infatti, è come le criticità affondino le radici nel tempo. Il centro storico di Napoli è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1995. Nell’arco di un trentennio, le associazioni considerano tante le occasioni mancate. “Si sono persi molti fondi e – ricorda Mustilli – non si riesce ad avere alcuna notizia sul Nuovo Piano di Gestione, che l’ Unesco ci ha richiesto lo scorso anno durante la manifestazione a Palazzo Reale”. In mezzo rimangono parecchie problematiche irrisolte. Perfino aumentate, col passare degli anni. Basti pensare al 2024, quando Napoli è stata visitata da oltre 14 milioni e mezzo di turisti. Una media di più di un milione al mese. “È un dato impressionante che – sostiene l’esponente di Progetto Napoli – invita a riflettere: la città accoglie ogni mese più turisti di quanti siano i suoi abitanti, pur avendo una qualità della vita che ci colloca al penultimo posto delle classifiche nazionali”. Insomma, la pressione turistica amplifica i problemi della città. “E qui – rammenta Mustilli – già si fatica a garantire servizi essenziali ai propri cittadini, e si vive in equilibrio precario”.
È chiaro: tutto questo da un lato porta un importante contributo all’economia locale, dall’altro genera nuove emergenze. E all’amministrazione cittadina, le realtà civiche chiedono di promuovere un turismo sostenibile. Un’aspettativa non certo soddisfatta, al momento. La lista delle richieste ormai è nota. “Bisogna regolare gli affitti brevi – afferma Mustilli -, limitando il numero di alloggi ad essi destinati e introducendo norme più stringenti per contrastare il fenomeno degli affittacamere abusivi”. Oltre a ciò, “si deve investire nella mobilità sostenibile, incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici, ovviamente provvedendo a renderli più efficienti”. In poche parole, c’è bisogno di “investimenti in infrastrutture sostenibili, capaci di migliorare la qualità della vita per tutti: residenti e visitatori“. Un’aspirazione ritenuta indifferibile. “Per il Centro storico di Napoli serve un cambio di passo” sintetizza Mustilli. E l’attesa si prolunga.