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A Palazzo Reale c’è il rito solenne delle Giornate Unesco, all’esterno va in scena la macchina della controinformazione. Le associazioni sono scese in campo a Napoli, è l’altra faccia della tre giorni di “Cultural Heritage in the 21st Century”. Gridano un no al modello Unesco “costruito dall’alto”, squarciando il velo sul degrado del Centro Storico. Una sorta di “controcanto” alla narrazione a tinte pastello del forum ufficiale. La Consulta delle associazioni ha inviato un dossier all’Unesco. Il documento ripercorre i troppi progetti rimasti al palo. Impietose le foto su Centro antico, sfregiato dai vandali, travolto dall’incuria. Muri scrostati, invasi da scritte con lo spray. Sampietrini divelti. Sosta selvaggia. E poi l’assalto di un turismo incontrollabile, tra miasmi di frittura, legioni di spritzerie. “Una ennesima occasione mancata” per Napoli e la Campania, accusa il dossier. Si ricordano i 27 Grandi Progetti “nella passata programmazione, di cui 6 diventati una mera questione di rendicontazione finanziaria”.

Eppure “ci sarebbe stato all’epoca un pacchetto immediato di progetti, tra cui infrastrutture essenziali per la mobilità, il riuso di aree importanti dismesse e da bonificare, ed una grande opportunità di sviluppo economico e di crescita occupazionale”. L’invettiva: “Se ci sono progetti e fondi vuol dire allora che il problema è soprattutto nella incapacità amministrativa”. Ai commissari Unesco si chiede di riscontrare “il mancato rispetto delle regole comunali”, lo “sforamento degli spazi occupabili dagli esercizi commerciali”. Il dilagare di tavolini e dehors, con l’assenza di distanza “dai  monumenti di pregio e Chiese”. I cittadini vogliono essere “parte attiva” nella “tutela del centro storico Unesco”, con un coinvolgimento nel piano di gestione. Per Centro Storico Quartieri Spagnoli, il dossier evoca lagentrificazione dal basso’“. Da un lato “gli abitanti hanno potuto guadagnare dall’apertura di attività di ristoro, in quanto proprietari-gestori o in quanto lavoratori dipendenti, purtroppo spesso in nero”. Dall’altro, però, “l’amministrazione comunale non è stata in grado di tenere sotto controllo questo fenomeno, per cui sono dovute andare via quelle fasce di popolazione storicamente più deboli, a cominciare dagli studenti e lavoratori fuorisede, perché il costo degli alloggi è aumentato a dismisura”. L’intento della “nostra denuncia – dice la consigliera regionale Maria Muscaràè anche quello di fare una proposta: finalmente, dopo tanti anni di silenzio e di malagestione, dovrebbe ripartire questo Piano di Gestione ignorato per molto tempo e deliberato dal Comune di Napoli solo qualche giorno fa, dopo aver saputo dell’incontro con l’Unesco“. La Consulta chiede di essere ascoltata, nel corso della tre giorni.

A puntare il dito contro “l’aggressione turistica” è anche Italia Nostra, in una conferenza stampa al Gambrinus. C’è chi evidenzia la tendenza a “cedere sempre più ai privati i siti di proprietà demaniale e della Curia, affidati ad associazioni che si definiscono Onlus e invece chiedono biglietti di ingresso dai 10 ai 20 euro“. Per il costituzionalista Alberto Lucarelli poi, a Napoli è saltato “il nesso funzionale” della tutela Unesco. L’attestato del 1995 doveva essere “la base per riconoscere diritti fondamentali dei cittadini, a partire dall’abitazione“. Perché “il bello declinato in senso costituzionale significa dignità della persona”. Viceversa, sempre più residenti sono espulsi dal Centro Storico, nuovo eldorado della speculazione. Una diaspora al centro delle proteste di questi giorni. Domani alle 18, con l’assemblea all’Asilo di vico Maffei. E al presidio di mercoledì, alle 16 in piazza Municipio.