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De Magistris carpe diem. Il sindaco di Napoli sfoggia tutta la sua capacità di saper cogliere l’attimo. Così in tempi di Coronavirus chiede al Governo di cancellare il debito storico del Comune di Napoli e stanziare fondi. Casse comunali in rosso e la tegola del dissesto.  Con gli effetti, inoltre, della sentenza della Corte dei Conti dietro l’angolo: congelati con il decreto Salva-DeMa – targato Pd e Cinque Stelle – ma per un anno. Così se da una parte de Magistris annuncia misure economiche come l’annullamento delle tasse per le attività commerciali – e quindi l’annullamento di entrate per il Comune sull’orlo del baratro – dall’altra lancia l’allarme a Roma. “Se il Governo non interviene tra un mese  e forse anche prima – dice il primo cittadino – i Comuni cominceranno a crollare come birilli e sarà il caos nel Paese perché non potranno più fornire la necessaria assistenza ed i servizi essenziali, come ad esempio la raccolta dei rifiuti. Il Governo non metta all’ultimo posto i Comuni che sono avamposto della resistenza”. E di certo Napoli è anche – e soprattutto – avamposto del debito che attualmente ammonta a 1,6 miliardi di euro. Così de Magistris tenta il colpo. “Siamo in un’economia di guerra ed è il momento che si affrontino una serie di questioni: la cancellazione del debito che tra l’altro per quanto riguarda Napoli  risale ai tempi del terremoto del 1980 e all’emergenza rifiuti” sottolinea, addossando tutte le colpe al passato. “Bisogna istituire un fondo di liquidità – continua – di almeno un miliardo di euro per tutti i Comuni così da poter ripartire”. Ma anche “ridurre il fondo crediti  di dubbia esigibilità perché i Comuni hanno fondi in cassa che non possono utilizzare a causa di vincoli assurdi che forse possono andare bene in tempi di pace, ma ora siamo in guerra”.  Perciò visto anche che il decreto Cura Italia con 25 miliardi di euro non basta – “è solo una misura iniziale rispetto alla tragedia che è sotto gli occhi”deMa batte il ferro finché è caldo e soprattutto batte c