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Napoli – Sarà che il mancato rinnovo di Koulibaly non gli sia andato ancora giù, ma Aurelio De Laurentiis ancora una volta ha fatto rumore con le sue dichiarazioni. L‘espressa volontà di non ingaggiare più calciatori africani ha fatto il giro del mondo rimbalzando sugli smartphone dei diretti interessati, le pagine social del club sono state bombardate da commenti di tifosi e appassionati che etichettano la società come ‘razzista’. Insomma, un pastrocchio comunicativo non nuovo per il presidente, già incappato in fastidiosi cortocircuiti in passato. 

Basta giocatori africani. O rinunciano a giocare la Coppa d’Africa quando vengono da noi o non li prenderò più. Noi paghiamo gli stipendi per mandarli in giro a giocare per gli altri”, aveva detto letteralmente il numero uno azzurro. Un pensiero su cui è stato interpellato proprio Kalidou Koulibaly, uno dei destinatari della frecciatina. Neanche a farlo apposta proprio nelle scorse ore il centrale senegalese è stato presentato ufficialmente alla stampa dal Chelsea. Inevitabile coinvolgerlo direttamente con una domanda specifica: “Per me la cosa più importante è il rispetto e se quella è la sua opinione io la rispetto. Quando giocavo a Napoli rappresentavo anche il Senegal. Sono sicuro che sono sicuro che sia stata dura per la squadra quando siamo andati in Coppa d’Africa, ma serve rispetto anche per le nazionali africane, e come capitano del Senegal penso non sia giusto parlare così di una nazionale africana”. Queste le parole di KK che in occasione della vittoria in Coppa d’Africa ricevette gli auguri pubblici proprio di De Laurentiis che gli dedicò un pensiero speciale (Premiata la fedeltà alle sue origini che gli fanno onore e lo hanno reso ancora di più un grandissimo campione”). 

Insomma, il polverone che si è alzato su ADL, che non gode certo dell’amore incondizionato della piazza, ha subìto le influenze del sempre più dilagante politically correct che tende a vedere del razzismo anche dove non ce n’è. Il riferimento, chiaro e limpido, era a una competizione svolta a campionati ancora in corso, alla Coppa D’Africa non come torneo africano ma come evento condizionante per il rendimento del club proprietario del cartellino di giocatori rappresentativi. Dunque De Laurentiis ha sbagliato, come gli accade di sovente, la comunicazione di un pensiero. Ma chi in quelle dichiarazioni vede del razzismo sbaglia quanto lui. Se non di più.