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Napoli – Il giorno più doloroso, quello dell’addio. Il quartiere Pianura si è stretto stamattina intorno ai familiari di Claudio Volpe, il giovane detenuto morto domenica sera nel carcere di Poggioreale dopo tre giorni di febbre alta. Ai funerali, celebrati alle 10,30 nella chiesa di Sant’Ignazio, hanno presenziato oltre duecento persone. Una piccola folla che deciso di non mancare all’ultimo saluto e che a gran voce ha chiesto ancora una volta che si faccia luce sulle effettive cause della morte del 34enne.
Le esequie si sono svolte in un clima composto ma di profonda sofferenza. Tra i momenti più toccanti si è registrata l’omelia del parrocco, il quale senza alcun giro di parole ha ricordato ai presenti e, soprattutto, alle istituzioni che «il carcere deve essere un luogo di rieducazione e mai di morte, un luogo di reinserimento sociale e mai di sofferenza fine a se stessa». Il discorso è stato quindi accolto da un lunghissimo applauso. Anche Valentina, la giovane vedova Volpe, ha provato a dedicare un pensiero al marito scomparso ma la donna è stata colta da un malore non appena si è avvicinata al microfono. All’uscita del feretro dalla chiesa tre lunghi applausi hanno infine accompagnato la salma fino al carro funebre.
La vicenda è però ancora tutt’altro che chiusa. Domani sera alle 18 i parenti di Claudio Volpe, affiancati dai centri sociali flegrei e dall’associazione Ex Don presieduta da Pietro Ioia, torneranno a far sentire la propria voce con una fiaccolata davanti al carcere di Poggioreale. Il tutto mentre l’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica si appresta a entrare nel vivo. Ad oggi, infatti, sono stati iscritti nel registro degli indagati i cinque medici che tra venerdì e domenica hanno assistito il 34enne. Omissione di soccorso, il reato al momento ipotizzato dagli inquirenti partenopei.