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Napoli – Una frammentazione totale e devastante della camorra napoletana che recluta giovani e giovanissimi tra le loro fila per fare affari. È questo il quadro a dir poco sconsolante emerso dalla relazione semestrale della Dia sulla camorra napoletana. “Esiste disagio generazionale che interessa giovani, per i quali i modelli criminali proposti dai clan continuano ad esercitare una forte attrattiva, rappresentando un facile strumento per la conquista di potere e ricchezza. Proprio questi giovani rappresentano un bacino inesauribile per le organizzazioni criminali, dove reclutare manovalanza da impiegare per lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni e, in alcuni casi, anche per la consumazione di omicidi. A questa pletora di aspiranti camorristi, si aggiunge la schiera di ragazzi che appartengono a famiglie mafiose e vengono iniziati, dagli stessi genitori, ad attività criminali, ancora bambini”, scrivono gli investigatori raccontando dei tanti clan che solo la città di Napoli conta cento cosche. “Organizzazioni camorristiche traggono costanti e cospicui profitti continuano ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, l’estorsione, l’usura, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, lo smaltimento e la gestione dei rifiuti, la contraffazione nonché l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici – scrive la Dia nella sua relazione – La contraffazione, in particolare, distingue l’operatività dei clan camorristici rispetto a quella delle altre associazioni mafiose, sia per il know how acquisito nel creare prodotti falsi, sia per la capacità di commercializzare, attraverso una fitta rete di referenti, la grande quantità di beni che giungono in Campania dai Paesi Asiatici, attraverso il Porto di Napoli”.