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Napoli – “Rapine, furti e spaccio dal 9 marzo sono crollati di oltre l’80 % “. L’emergenza Coronavirus che si è abbattuta nel nostro Paese ha colpito anche i clan. Tempi duri anche per la camorra. A Napoli, ieri mattina, un elemento di spicco dello storico clan camorrista Nuvoletta, per esempio, è stato arrestato per un reato non proprio efferato: contrabbandare zeppole per la festa del papà. Le avrebbe vendute a domicilio per conto d’un pasticcere che, dopo aver pubblicizzato l’iniziativa sul suo profilo Facebook, è stato incastrato ieri dai carabinieri di Marano.

Come scrive il ‘Fatto Quotidiano’ dal 9 marzo la maggior parte dei Carabinieri e Polizia di Stato registrano per giorni zero borseggi, rapine e furti in abitazione e anche a Napoli e in Campania le attività della malavita sono diminuite a causa dei provvedimenti presi per contrastare la pandemia.

La piazza di spaccio della camorra, invece, trasloca sulla chat di Telegram. Stando a quanto rilevato da alcuni studi condotti sul ‘Deep Web’, pare che la nuova frontiera dello spaccio di sostanze stupefacenti passi per i sistemi di messaggistica istantanea, che in luogo dei recenti aggiornamenti di sicurezza garantiscono un livello di riservatezza e cifratura perfetta per veicolare i messaggi. Un vero e proprio menù sulle pagine di social network per comprare droga con prezzi e nomi in codice.

Le sentinelle della droga a Napoli sono rimaste disoccupate. Rintanate in casa, per paura del contagio e dei controlli decuplicati in una città deserta. E allora la camorra del centro storico si riorganizza nascondendosi nel web e tra gli smartphone. Usa i giga delle connessioni per vendere coca, crack ed erba su appositi canali Telegram creati in fretta e furia in questi giorni, al riparo dalle intercettazioni. Canali dai nomi fantasiosi e suggestivi – il calciatore del Napoli, il neomelodico, lo slogan della curva del San Paolo – che sono diventati le piazze virtuali di spaccio.

“I camorristi stanno usando di più il telefono e le intercettazioni in corso possono scoprire con maggiore facilità le loro strategie criminali – spiega un pm che indaga sui clan dei vicoli napoletani -. I clan sono sostanzialmente fermi, lavorano con la droga, stanno provando a reinventare un business nelle mascherine e nei gel disinfettanti perché non possono più fare estorsioni a negozi e pizzerie chiusi”.

Temo che quando l’emergenza sarà finita, i camorristi usciranno dalle loro tane affamati come lupi”. E la presidente dell’associazione degli imprenditori Unimpresa, Giovanna Ferrara, teme che i lupi torneranno più affamati di prima e “migliaia di imprenditori, strozzati dai debiti si troveranno davanti a un bivio: chiudere, restando con debiti spaventosi oppure rivolgersi a organizzazioni criminali. E sarà quello il momento in cui anche importanti realtà imprenditoriali del Paese finiranno in mano alle mafie che hanno il problema opposto: riciclare quantità inimmaginabili di denaro”.