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Se lo juventino Gaetano Manfredi uscirà fuori dal legame che lo lega al consiglio comunale e mi dà lo stadio, prometto che nel giro di un anno lo faccio diventare lo stadio più bello d’Italia. Se invece i consiglieri comunali odiano il Napoli, o a Caserta o a Pompei possiamo fare uno stadio”: le parole pronunciate ieri sera al Santiago Bernabeu dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, hanno scatenato un putiferio. Tante le reazioni, a partire da quella del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, direttamente chiamato in causa da Adl:  “Ci fa piacere”, ha detto Manfredi, “che De Laurentiis voglia investire sullo stadio. Se presenterà un progetto concreto con i reali investimenti da mettere in campo e i tempi di realizzazione, accoglieremmo con favore la proposta e si valuterà la vendita, che ovviamente sarà decisa dal Consiglio comunale. Non regaleremo lo stadio, è un bene pubblico e un valore per tutti i napoletani. Ma un grande investimento lo discuteremmo. Nei fatti una proposta non è mai arrivata- Le condizioni sono due: lo stadio deve avere le caratteristiche per le competizioni internazionali come gli europei del 2023”, ha aggiunto Manfredi, “e deve avere dimensioni tali per cui i napoletani possano andare allo stadio. Noi difendiamo l’interesse dei tifosi, non si potrà accettare uno stadio poco capiente. Io mi auguro che la proposta arrivi”.
 
Ma come si è arrivati a questo scontro? Anteprima24.it ha raccolto le testimonianze di fonti molto bene informate, ed è in grado di ricostruire il percorso che ha portato all’attacco del presidente nei confronti del sindaco e del consiglio comunale. Riavvolgiamo il nastro: un mese fa De Laurentiis incontra Manfredi a Palazzo San Giacomo. Gli chiede di vendergli lo stadio Maradona. La risposta di Manfredi è netta: il Maradona è un bene indisponibile, è un monumento storico e culturale della città. In ogni caso, Manfredi chiede a De Laurentiis di avanzare una proposta formale che verrà poi discussa, come prevede la legge, in consiglio comunale. La cifra? Non se ne parla: sarà un ente terzo a stabilire il valore del Maradona, come sempre in questi casi. Manfredi chiede che alla proposta di acquisto sia allegato un dettagliato piano di investimenti, anno per anno, e garanzie sul prezzo dei biglietti. De Laurentiis la prende male, come poi si è visto (e sentito) ieri sera.
 
Ma perché De Laurentiis, proprio ora, ha tutta questa fretta di acquistare il Maradona?  A quanto ci risulta, Adl vorrebbe lo stadio per poi, eventualmente, avere la possibilità di rivenderlo se e quando deciderà di cedere il club. Sappiamo tutti che il Napoli non ha beni immobili: niente sede, niente stadio, niente campi di allenamento. Eppure, avere uno stadio di proprietà è fondamentale per ingolosire eventuali acquirenti. Non solo: nel mese di giugno il Maradona, come prevede la concessione in vigore, torna a disposizione del Comune per i concerti. L’affitto per gli eventi musicali lo incassa l’amministrazione comunale, non il Napoli.
 
Inoltre: De Laurentiis non avrebbe gradito che il Comune gli ha chiesto di pagare 15mila euro per ogni partita interna per il servizio dei Vigili urbani. Infine, ed è la cosa più paradossale: a De Laurentiis non sarebbe andata giù la cittadinanza onoraria che all’inizio di dicembre Gaetano Manfredi conferirà a Luciano Spalletti.