- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Dieci città, dieci stadi, e l’Italia si mette in corsa per l‘Europeo 2032: la rivale è la Turchia, l’eventuale assegnazione sarebbe punto di svolta per la ristrutturazione e la modernizzazione degli impianti, per tutti il vero nodo gordiano del calcio italiano. Dopo un lavoro durato mesi e che ha visto in campo accanto alla Federazione il governo, il Parlamento, i Comuni e tutti gli altri enti, la Figc ha consegnato alla Uefa il “Final Bid Dossier”: la documentazione di valutazione della candidatura italiana all’edizione dell’Europeo in programma tra nove anni.

Nei prossimi mesi la Uefa esaminerà il dossier e, durante il Comitato Esecutivo in programma il prossimo 10 ottobre, ufficializzerà la sede degli Europei del 2028 e del 2032. Sarà una corsa a due con la Turchia, un avversario competitivo che negli ultimi decenni ha investito molto nel calcio sia dal punto di vista infrastrutturale che a livello di club. Incrociano le dita anche le città designate per l’Italia: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Genova, Verona, Bologna, Firenze e Cagliari. Discorso a parte per Palermo che sarà coinvolta nell’iter a supporto della candidatura.

Nei giorni scorsi, la Figc aveva incassato il Dpcm del Governo, firmato dal sottosegretario delegato Mantovano, a supporto della candidatura. E il ministro dello sport, Andrea Abodi, aveva annunciato “un comitato interistituzionale” a sostegno della candidatura; in sostanza una cabina di regia allargata che delineerà forme e modalità per sostenere la candidatura e attuare un piano sull’ammodernamento e la riqualificazione di impianti sportivi e aree urbane al fine di lasciare una legacy sul territorio. Ottimismo e soddisfazione da parte del presidente della Figc Gabriele Gravina: “Il dossier italiano è ispirato ad un “Nuovo Rinascimento” – dichiara – E’ stato realizzato attraverso continue connessioni con i territori, da un lato esaltandone le bellezze storiche e artistiche, dall’altro rispettandone l’impatto e la sostenibilità. Il calcio si è fatto ancora una volta strumento di unità e di aggregazione trasversale. Abbiamo immaginato l’Italia e il calcio europeo fra 10 anni, nella consapevolezza che il lascito positivo di un evento del genere moltiplichi straordinarie opportunità per l’intera nazione”.