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Napoli – Una storia che ha dell’incredibile, un cavillo che rischia di rendere la situazione quasi grottesca. Tutti ricordano Raffaele Perinelli, il giocatore della Turris morto il 7 ottobre a Bagnoli per una coltellata in pieno petto. Ma non è questa la storia, della quale, purtroppo, se n’è parlato abbondantemente. Quello che è emerso è ben diverso e dimostra quanto la Legge non abbia cuore in certe circostanze ma si faccia rispettare gelidamente. L’atleta, infatti, aveva fatto vertenza alla Turris (non alla società attuale, ma alla precedente gestione) per ottenere la somma di 3.050 euro, ciò che il giocatore non aveva avuto nella stagione 2016/2017. La Commissione accordi Economici aveva dato ragione a Raffaele, poi c’è stato il ricorso della società corallina. I fatti, nella propria successione, hanno portato, poi, alla morte del ragazzo con l’istanza che è stata portata avanti dalla madre del calciatore. La situazione tragicomica è emersa in questa fase perchè la richiesta della mamma è stata rigettata perchè non tesserata alla Figc. Purtroppo, ed è questa la realtà dei fatti, non ci sarà alcuna cifra da ridare indietro per un cavillo burocratico, nonostante abbia avuto ragione, perchè “lerede del tesserato deceduto, in quanto non tesserato, non ha legittimazione innanzi alla giurisdizione endofederale per far valere il diritto anche eventualmente già azionato dal de cuius in quanto, quest’ultimo, titolato”. Così recita la sentenza. Nulla da fare per la famiglia Perinelli. resta solo la giustizia ordinaria per cercare di avere ciò che spetta a un ragazzo che ha svolto la sua attività con passione senza avere nulla in cambio. Una battaglia che avrebbe portato avanti con forza se solo ne avesse avuto la possibilità. Una battaglia che la famiglia porterà avanti pur non avendo un tesseramento con la Federazione Italiana Gioco Calcio.