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Napoli – Il Tribunale del Riesame di Napoli ha revocato la misura interdittiva della sospensione dall’attività lavorativa per un anno al consulente del lavoro Giuseppe Amorese, che era rimasto coinvolto a fine dicembre in un’estesa indagine della Procura di Napoli Nord su un gruppo di commercialisti residenti tra Giugliano in Campania, Marano e Qualiano, nel Napoletano, che avrebbe frodato il fisco per quasi cinque milioni di euro, producendo fatture false per 31 milioni di euro nel settore delle forniture edili. Cinque le misure cautelari emesse a dicembre su richiesta del pm di Napoli Nord Paolo Di Sciuva dal Gip Antonino Santoro (due arresti domiciliari e tre interdizioni alla professione per un anno a carico di Amorese e due commercialisti), con oltre 40 aziende edili campane coinvolte e cinquantacinque persone indagate, tra imprenditori che si sono avvantaggiati delle manovre illecite dei commercialisti e prestanome delle società cartiere, esistenti cioè solo su carta, create dagli indagati per poter emettere le fatture per operazioni inesistenti. Amorese, difeso da Isabella Casapulla e Paolo Sperlongano, condivideva lo studio, situato a Marano di Napoli, con i due commercialisti ritenuti tra le figure più rilevanti dell’indagine, ma ha sempre sostenuto di non aver preso parte alle condotte truffaldine; i giudici partenopei hanno così revocato la misura a suo carico per mancanza di esigenze cautelari, riconoscendogli un ruolo marginale nella vicenda.