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Napoli – La settimana è iniziata con più di un indizio che fa pensare che sia quella buona per definire il candidato sindaco unitario del centrosinistra a Napoli: Gaetano Manfredi.

L’ex rettore della Federico II, sette giorni fa, ha detto no alla corsa per Palazzo San Giacomo. Anzi: un mezzo no che si avvicina più a un sì. Manfredi, tra le righe, ha detto sì alla candidatura a certe condizioni, vale a dire. La prima delle quali: che il Parlamento affronti di petto il caso Napoli. Perché una città con 5 miliardi di debito può essere derubricata solo a ‘caso’.

E in questi giorni, dicevamo, dovrebbe rientrare ufficialmente in campo.

Come? Pd e Movimento 5 Stelle già dal minuto dopo la lettera con la quale Manfredi classificava la sua disponibilità nella categoria “inutile” si sono messi al lavoro con l’obiettivo di tenergli aperta la strada per farlo “ricredere” e accettare, a quel punto pubblicamente, la candidatura.

Dicevamo quindi, degli indizi di quest’inizio settimana.

Il primo: Francesco Boccia, il braccio destra di Enrico Letta sul fronte delle trattative per le prossime comunali, questa mattina, alla domanda del Corriere della Sera “chi sarà il candidato unitario a Napoli, tra Fico, Amendola e Manfredi?”, ha risposto così: “La cosa importante è l’unità della coalizione e presto leggerete il patto proposto da Manfredi per salvare Napoli dal crac”.

Vale a dire: sarà lo stesso Manfredi a rilanciare. A indicare come uscire dal tunnel del dissesto, tale anche se non dichiarato.

L’ex rettore chiederà ai partiti che lo sostengono un impegno forte su Napoli.

Ma il fatto è che, nel concreto, questo impegno, nel giro di breve tempo, non potrà concretizzarsi se non con una mozione parlamentare che impegna il governo Draghi ad accollarsi i debiti pregressi. La qual cosa porterebbe Roma a rinegoziarli con le banche ottenendo tassi di interesse più favorevoli rispetto a quelli cui è sottoposta l’amministrazione comunale napoletana. 

Non solo Napoli dovrebbe beneficiare di questa partita di giro che sgancerebbe i debiti dalla gestione: anche Torino e Palermo starebbero nella lista dei beneficiari.

Ma tant’è. In quest’inizio settimana, per far rientrare Manfredi nei panni del candidato unitario del centrosinistra non ha parlato solo Boccia. Ma anche Roberto Fico, il presidente della Camera. Il quale ha sgomberato il campo: “Starò alla guida di Montecitorio fino alla fine della legislatura”.

Come dire: meglio che così è un pò difficile apparecchiare la tavola per Manfredi. 

Per questo l’annuncio del suo ‘ripensamento’ e della sua nomination è atteso a giorni. Appena potrà vantare qualcosa di concreto, appena potrà avere una carta in mano, una novità più o meno sostanziale che giustificherà davanti all’opinione pubblica il suo ripensamento ufficiale dopo il no della scorsa settimana. Dal minuto successivo inizierà la corsa alla formazione delle liste. Tante, che lo sosterranno. 

Altrimenti, se salta tutto, avrà ragione di essere l’ennesimo appello che arriva da Fiorella Zabatta, la rappresentante dei Verdi al tavolo del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle: “Facciamo le primarie”.