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In materia idrica, l’ultimo niet della Regione Campania sarebbe arrivato il 23 maggio. Quel giorno una delegazione del Coordinamento Campano per l’Acqua Pubblica ha incontrato l’assessore all’ambiente Fulvio Bonavitacola. Dopo un presidio a Santa Lucia, gli attivisti hanno riaffermato “la piena disponibilità a collaborare con la Regione, per una gestione totalmente pubblica della grande distribuzione dell’acqua”. Ma Bonavitacola avrebbe ribadito, invece, la volontà dell’amministrazione De Luca di aprire ai privati. Non una novità.

Il tema è la Grande adduzione primaria. Cioè il passaggio dell’acqua dal punto di prelievo ai serbatoi, prima dell’immissione nella rete di distribuzione. Uno snodo ritenuto fondamentale. Con una delibera di giunta (n. 312 del 31/05/2023), la Regione ha previsto di creare una società mista pubblico/privata, per la gestione del Gra. Secondo i comitati, la società “gestirà le reti idriche e consentirà ai privati enormi profitti sulla vendita all’ingrosso dell’acqua”. Inoltre, questo “vuol dire spalancare alle multinazionali le porte della Campania, la regione più ricca di risorse idriche del mezzogiorno”. Gli attivisti gridano al tradimento del referendum 2011. Con Bonavitacola, non ha usato mezzi termini padre Alex Zanotelli. “Davanti all’avanzamento dei cambiamenti climatici ed alla scarsità delle pioggia – le parole del missionario -, vendere l’acqua ai privati è una scelta irresponsabile della politica che sarà maledetta dalle future generazioni”. Uno sguardo profetico sul domani, mentre oggi sono in atto grandi manovre. Nel Gra sono incluse le grosse reti di distribuzione alimentate da fonti esterne al territorio regionale. Ma anche, per dire, quelle che alimentano più ambiti distrettuali sul territorio campano.

E all’orizzonte si profila altro. Dal 1 gennaio è partita Acque del Sud Spa, nata nel 2019 come società a totale capitale pubblico. Nel 2023 il governo Meloni, con legge, l’ha trasformata in società mista: fino al 30% delle azioni può andare ai privati, solo il 5% alle Regioni, il rimanente a vari Ministeri. Acque del Sud è subentrata all’ex Eipli (Ente irrigazione Puglia Lucania Irpinia) per la gestione di 9 dighe, 3 invasi, 6 traverse, 8 adduttori. Del nuovo ente è stato adottato lo statuto, nominato il presidente e il consiglio di amministrazione Trasferiti inoltre il personale, i beni strutturali e gli impianti. Non è stata, tuttavia, ancora indetta la gara per individuare il socio privato. Sull’operazione, i comitati per l’acqua pubblica accusano le Regioni Campania e Puglia di essere “colpevolmente rimaste in silenzio, subendo un notevole smacco dall’iniziativa del governo Meloni”. E a Palazzo Santa Lucia si contesta pure di far “finta di dialogare con i cittadini”. In realtà, sostengono gli attivisti, “ha messo il bavaglio ai comitati” cancellando l’articolo 20 della legge 15/2015. La disposizione, a detta loro, “legittimava la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali dell’Ente idrico campano”.