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Napoli – Sono trascorsi 35 anni dalla morte di Giancarlo Siani, il giornalista brutalmente ucciso dalla camorra perché aveva deciso di raccontare senza paura la scomoda verità nascosta nei vicoli di una Napoli degli anni ’80.

La sua morte ha sconvolto il mondo del giornalismo di allora e continua a risuonare la sua assenza in tutte le redazioni ma il suo ricordo è vivo.

Davide Estate, presidente dell’associazione Fai Antiracket e nipote di Maurizio Estate ucciso dalla camorra per essersi opposto ad una rapina, ha dedicato a Siani, e non solo, parole piene di urgente speranza.

Facciamo finta che la Camorra non esiste (invece esiste). Per una società in cui la Camorra non esiste Giancarlo scriveva. E Giancarlo scriveva di Camorra e non solo scriveva di amministratori corrotti e collusi, scriveva di disoccupazione, scriveva di sfruttamento dei minori, scriveva di assenza di servizi, scriveva di appalti, scriveva delle condizioni dei lavoratori, di riciclaggio. Giancarlo scriveva e descriveva, denunciava un modo di vivere surreale e ingiusto dove era normale vedere morti ammazzati la mattina in strada“.

Giancarlo – continua Davide Estate – da ‘forestiero’ descriveva un mondo che non voleva essere descritto e che voleva e doveva restare tale. Ma Giancarlo scriveva, perché la verità deve essere raccontata e la gente deve sapere“.

Giancarlo scrive ancora. Scrive della terra dei fuochi, scrive delle periferie, scrive del disagio dei minori a rischio. Giancarlo denuncia ancora. Giancarlo è Alessandro a San Giovanni e Ponticelli, è Fulvio a Castelvolturno è Marina, è Anna, è i giovani di Radio Siani e tanti altri ragazzi che scrivono per la verità. Giancarlo scrive a Ostia, a Roma e in ogni luogo in cui un giornalista è perseguitato. Giancarlo è ancora oggi la voce della denuncia in ogni luogo in cui un certo mondo non vuole essere raccontato perché Giancarlo è vivo ed è un Giornalista Giornalista“.