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“Concentrazioni pazzesche, livelli incredibili”. Così Anna Gerometta, presidente della onlus Cittadini per l’aria, descrive l’inquinamento nel porto di Napoli. Lo fa dati alla mano. Domenica scorso era nello scalo, per le rilevazioni del chimico tedesco Axel Friedrich, tra i massimi esperti di qualità dell’aria. Con loro anche il consigliere comunale Gennaro Esposito, presidente del Comitato Vivibilità Cittadina. “Axel – racconta Gerometta – era in un appartamento di fronte al porto, all’11esimo piano. Avevano concentrazioni di biossido di azoto di 30 microgrammi, altissimo”. La denuncia non è nuova. Il 30 agosto 2023 Gerometta e Friedrich sono stati auditi dalla Commissione comunale Salute e Verde, presieduta da Fiorella Saggese. Anche quella volta hanno illustrato i dati sull’inquinamento, relativi ad un precedente monitoraggio nel porto. Ma in due anni non sembra cambiato molto. Eppure, non sono mancati gli appelli alle autorità di Cittadini per l’aria. “Alla fine chi ci va di mezzo sono le persone” dice la presidente dell’onlus. “Qualcuno deve dire agli armatori di cambiare” ripete Gerometta.

Dallo scorso 1° maggio, il Mar Mediterraneo è riconosciuto come zona a controllo delle emissioni di zolfo (Seca). Una decisione deliberata dal Mepc, il comitato tematiche ambientali dell’Organizzazione Marittima Internazionale (Imo). Ciò impone l’utilizzo di carburante più pulito (0,1 % di zolfo). “Ma purtroppo non basta” sostiene Gerometta. Dal camino delle imbarcazioni, infatti “escono comunque quantità altissime di black carbon, che è cancerogeno, perché comunque è particolato“. Tuttavia, i nuovi limiti al combustibile “consentirebbero loro di mettere filtri e sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto”. Accorgimenti che hanno un costo, ovviamente. E in ogni caso, non obbligatori al momento. Tempo fa, si ventilava l’ipotesi di aumentare il prezzo dei biglietti, per i turisti diretti alle isole del Golfo di Napoli. Una ‘tassa’ da reimpiegare nell’acquisto di filtri. Nel frattempo, l’aria continua a presentare allarmanti indici di inquinamento. “Navi e traghetti emettono fumo nero e puzza” teestimonia Esposito. “Nausea e mal di testa sono la prima sensazione” aggiunge. “C’è un problema da affrontare, ma non si affronta” afferma il consigliere. E chiede un aggiornamento, dopo la commissione di 2 anni fa.

Lo scorso novembre, in commissione comunale Ambiente è stata ascoltata l’Autorità Portuale. L’argomento era la sostenibilità ambientale, per lo scalo marittimo. Si è parlato annche del progetto di elettrificazione delle banchine, finanziato con 25 milioni di euro dal Fondo Complementare Pnrr. Un piano per rispondere alle elevate esigenze delle grandi navi, cui servono 10-15 megawatt di energia al giorno ciascuna. Si prevede di installare una cabina primaria nell’ex edificio Solla, dove ospitare due trasformatori. Nelle intenzioni, il progetto permetterà l’elettrificazione del Molo Angioino, presso cui attraccano le navi da crociera. Dovrebbe alimentare fino a tre ormeggi, con possibilità di servire due navi contemporaneamente. L’obiettivo è concludere i lavori entro giugno 2026. Ricordando una dead line, fissata dal Regolamento marittimo dell’Ue sui carburanti. Entro il 2030, navi da crociera, navi container e i traghetti saranno obbligati a collegarsi alla rete elettrica, quando sono in porto. Ma il problema sarebbe risolto solo in parte, a sentire Gerometta. “Inquinano anche in navigazione e mentre attraccano” sottolinea la presidente di Cittadini per l’aria. “Molti studi – spiega – hanno evidenziato il fatto che a fase più inquinante in assoluto è quella di manovra e attracco”. E allora, saremmo davvero da capo a dodici.