- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

In Grecia si era rifatto un’altra vita. Aveva una seconda famiglia, gestiva esercizi commerciali. Undici anni di latitanza, i suoi, finanziati dai soldi della camorra e trascorsi quasi sicuramente tutti in territorio greco. Corfù era la sua seconda casa, dopo Napoli. Vincenzo La Porta, insomma, si sentiva ‘tranquillo‘ nella località balneare tra le più note al mondo. Quando il Napoli ha vinto lo scudetto, non ci ha pensato due volte ad uscire e ad andare in giro a festeggiare. Sciarpa azzurra in mano, compare in bella mostra davanti ad un ristorante pizzeria pieno di striscioni dedicati agli azzurri. Ma quella foto è finita sui social e a sua volta è finita nel pc dei carabinieri. E così per Vincenzo La Porta è finita la latitanza. E pure la libertà.
Il 60enne napoletano non era uomo di poco conto nelle fila del clan Contini, parte del cartello criminale denominato “Alleanza di Secondigliano“. Era considerato un vero e proprio ‘colletto bianco‘. La contiguità al clan è comprovata dalle varie vicende giudiziarie a carico di La Porta che insieme a Ettore Bosti ed Enrico Kaiser, vale a dire i vertici dei Contini, ha partecipato attivamente al sodalizio criminale dedito da anni alla sistematica evasione fiscale, alla frode fiscale e a truffe in danno di fornitori esteri.
La Porta risulta, infatti, gravato da numerosi pregiudizi penali, prevalentemente di natura economico-finanziaria: ricettazione, associazione per delinquere, occultamento o distruzione di documenti contabili, omessa dichiarazione, truffa, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta. In particolare l’attività del latitante si concretizzava nel riciclaggio dei soldi dei Contini. Cosa che avrebbe fatto anche durante la sua latitanza.
Nel corso degli anni di ‘fuga‘ è stato condannato in contumacia in particolare per essere il promotore di un’associazione a delinquere dedita da anni alla sistematica evasione fiscale, alla frode fiscale e a truffe in danno di fornitori esteri (anche della stessa Grecia dove risultava avere cospicue entrate) i cui componenti sono riusciti, nel corso degli anni, ad accaparrarsi considerevoli fette di mercato grazie a forniture imponenti ottenute a fronte di garanzie sostanzialmente inesistenti, prestate da soggetti nullatenenti o da società fittizie, che, dopo essere state utilizzate a scopo di mera interposizione fittizia, venivano lasciate fallire a scapito di fornitori e creditori.
E’ nel 2012 che fa scomparire le sue tracce sottraendosi ad una ordinanza di custodia cautelare personale in quanto, in concorso, rivestendo cariche societarie presso numerose società, aveva emesso fatture per operazioni inesistenti, non presentando la dichiarazione annuale relativa all’imposta sul valore aggiunto e distruggendo le scritture contabili obbligatorie. Ora sono in corso ulteriori indagini finalizzate all’identificazione dei fiancheggiatori nonché indagini di natura patrimoniale tese a confermare il presunto riciclaggio in Grecia di denaro del clan.
Intanto La Porta, che nel novembre del 2022 era stato inserito nell’elenco dei “latitanti pericolosi” (ex elenco 100) del ministero dell’Interno, ora ha finito gli affari. E da ‘colletto bianco‘ per il Contini gli resterà solo il ruolo di tifoso in cella, visto che dovrà scontare 14 anni di carcere.