Napoli – “Loculopoli” partenopea, i proprietari dei manufatti cimiteriali che con un’apposita delibera, approvata dopo la sentenza del Consiglio di Stato, venivano acquisiti al patrimonio dal Comune di Napoli hanno deciso di costituirsi in un comitato per provare a far valere le proprie ragioni. Lo annuncia l’avvocato Giovanni Rubinacci, che sta seguendo i futuri membri: «La necessità di fare gruppo nasce per avere più voce contro un’Amministrazione e, soprattutto, una Direzione cimiteriale assolutamente sorde. Non solo ai nostri appelli, ma anche alla linea indicata dal consiglio comunale che il 22 dicembre 2017 con un ordine del giorno del consigliere Andrea Santoro approvato dalla maggioranza chiedeva che fosse quantomeno rispettato il diritto al culto dei morti».
I manufatti in questione sono stati al centro di un procedimento penale che ha accertato illegalità nelle compravendite di questi. I proprietari ultimi di questi manufatti, però, non risultano coinvolti in alcun procedimento penale: la loro colpa potrebbe essere dunque solo quella dell’incauto acquisto. «Persone – continua Rubinacci – che hanno acquistato loculi e cappelle da un notaio depositando poi al Comune una richiesta vidimata dallo stesso. Chi ha comprato quegli spazi per i propri cari lo ha fatto in buona fede. E ad oggi stanno pagando, come è giusto che sia. Ma non in questi termini, non senza rispetto alcuno della dignità propria e dei propri defunti. Abbiamo avuto notizia di indiscrezioni – spiega Rubinacci – secondo cui la Direzione cimiteriale ha imposto nei prossimi giorni la rottura delle serrature delle cappelle in cui riposano ancora i parenti degli ex-concessionari che non hanno ancora avuto il tempo materiale per spostarli, così come imposto dal Comune lo scorso autunno. Gli ex proprietari dei loculi in questione non hanno avuto comunicazione alcuna. Questa amministrazione e le direzioni comunali non hanno rispetto neanche per i morti. Chiediamo all’assessore, che mai ha risposto alle nostre istanze, che questo scempio venga fermato in tempo utile per poterci sedere a un tavolo e discutere sulle azioni nei giorni a venire. La necessità di farci comitato nasce anche per questo, per rendere chiaro il nocciolo della questione: noi non siamo delinquenti».
