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“La mia terra? Vi sono legatissimo, ma sono pronto ad andarmene all’estero per studiare e migliorare. Sì, ogni tanto ho bisogno di tornare alle mie radici, alla mia amata Campania, ma viaggiare e vivere da altre parte non mi fa paura”. Parola di Luciano Giugliano, sarnese doc ma ormai conosciuto internazionalmente grazie alla sua partecipazione alla quarta stagione di “Gomorra”, la serie TV targata Sky, venduta in circa 200 paesi in tutto il mondo.   

“Quello che spero è di poter fare tutto quello che desidero e mi piace, voglio crescere, migliorare, e se si trattasse si andare negli Stati Uniti per studiare all’Actors Studio, posso solo dire “Magari!”. E’ sicuro di sé e determinato a farcela il trentaquattrenne attore campano, cui il personaggio di Mickey Levante (cugino di Genny Savastano e futuro compagno di Patrizia) ha dato una notorietà frutto di anni di lavoro e gavetta in teatro e in televisione. La nostra chiacchierata parte, naturalmente, dal suo progetto più recente.

Il personaggio di Mickey (new entry di “Gomorra” e pedina importantissima per lo svolgimento degli eventi narrati nella quarta stagione) muore nell’ultimo episodio. O almeno così sembra….c’è possibilità di rivederti nella quinta stagione della serie?Per quanto riguarda la quinta stagione di “Gomorra”, purtroppo non so nulla, quindi non posso darvi nessun tipo di anticipazione. Posso solo dirti che personalmente sono molto contento del percorso che il mio personaggio, Mickey, ha fatto, anche se credo che avrebbe potuto avere una ulteriore evoluzione. Sono sempre stato un grande fan di “Gomorra”, ancor prima di recitarvi, e in quanto tale, mi sarebbe interessato vedere un suo cambiamento. In fondo Mickey sembrava quasi non appartenere alle dinamiche di camorra. Tutti i personaggi della serie sono sempre stato molto legato al potere, tanto da arrivare anche ad uccidere la propria moglie o il proprio padre pur di mantenerlo. Mickey si trova un po’ fuori da quel tipo di dinamiche, ed è anche il modo in cui ho provato a interpretarlo: ho cercato di rendere evidente come lui si sentisse un pesce fuor d’acqua. Proprio perché è un personaggio in qualche modo “positivo”, sarei stato curioso di assistere a una sua trasformazione, a capire ad esempio come avrebbe reagito se gli avessero ucciso la moglie, per la quale aveva combattuto e si era messo contro la propria famiglia.

In diverse interviste hai affermato che, prima di far parte del cast, avevi proprio puntato “Gomorra”, volevi assolutamente recitarvi. Ci sei riuscito, e ora a cosa punto? Adesso vorrei interpretare un ruolo diverso rispetto a quello del camorrista, mi piacerebbe incarnare qualche personaggio con delle sfumature molto umane, una persona che magari ha sofferto tanto, un giovane padre, qualcuno che sia ancora più umano di Mickey. Mi interessa molto anche vestire i panni di un cattivo di quelli veri, uno marcio dentro, magari tendente a folle, un personaggio con qualche disturbo mentale. In ogni caso spero di continuare a partecipare a progetti importanti e stimolante, in cui si possa lavorare in maniera seria e approfondita, facendo ricerca sui personaggi: tutto ciò è sempre più raro nel mondo dell’arte dove, a causa di vincoli economici, si tende sempre a fare le cose un po’ di fretta. Spero di poter continuare a lavorare ad alto livelli, su personaggi belli.

Sei originario di Sarno, cresciuto facendo teatro, studiando Eduardo De Filippo. Proprio lui diceva “Con la tecnica non si fa il teatro. Si fa il teatro se si ha fantasia”. Sei d’accordo? Sono completamente d’accordo, e credo ciò valga non solo nella parte drammaturgica del teatro ma anche in quella amatoriale. La tecnica insegna tanto ma, per quello che ho potuto sperimentare personalmente, essa aiuta a sopperire a mancanze emotive. Quando non sei troppo dentro un personaggio sopperisci con la tecnica. Credo che la fantasia e la curiosità siano fondamentali in questo lavoro, come la smania di osservare la realtà e i caratteri che ci stanno intorno. Questo lavoro non è altro che cercare di rappresentare la realtà, quindi bisogna osservarla e studiarla bene. Lo studio della tecnica si può fare anche sui libri, è una parte fondamentale per diventare un buon attore, ma credo sia indispensabile nutrire la fantasia che abbiamo e farla fruttare nei momento in cui se ne ha più bisogno. Sempre Eduardo diceva: “Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all’attore”. E’ così? E’ verissimo! Tutti i lavori che mi sono ritrovato a fare in teatro, e che mi hanno dato più soddisfazione, sono stato quelli per i quali ho dovuto lavorare più duramente. È anche naturale: quando uno si mette in gioco nella sua comfort zone, è tutto molto più semplice. Quando invece un regista fa soffrire un attore, quel patimento emerge sempre nel ruolo, e gli dona quel quid in più. Sono d’accordo con Eduardo: se un attore sta comodo, non sta lavorando bene, anche i miei insegnante me lo hanno sempre detto. Quando si è in scena si deve sudare, anche se si sta fermi, anzi quelli sono i momenti in cui si suda di più, te lo assicuro!”.

Da ragazzo facevi anche il cantante, ti facevi chiamare Lucky C’han e scrivevi delle canzoni di protesta. Che esperienza è stata per te? In che modo ti ha arricchito?Ho dei ricordi molto forti di quel periodo, ero molto arrabbiato con la vita, cosa che con l’età si placa: quei pensieri aggressivi, che smuovevano una grande rabbia, ci sono ancora ma oggi si manifestano diversamente. Erano anni in cui scrivevo pezzi contro il sistema, contro il modo sbagliato in cui credo che l’umanità sta vivendo ancora oggi: allora andavo a urlarlo arrabbiato nei centri sociali, facevo i miei concertoni. Devo dire però che è anche stato un bel mezzo di aggregazione e unione, perchè lavoravo con tanti altri ragazzi della mia età. Grazie a quell’esperienza ho imparato a farmi le basi da solo al computer, poi strimpello la chitarra, so usare le tastiere, compongo canzoni. Adesso non faccio più rap ma continuo a scrivere brani, tanto che sto preparando un progetto musicale che entro un annetto vedrà la luce. Con i miei produttori non abbiamo ancora deciso se far uscire un singolo pezzo o un insieme di alcuni brani, ma si tratta di un progetto cantautorale, in cui scrivo e canto. Compongo a quando avevo 16 anni, ma non ho mai proposto al pubblico le mie opere, fatta eccezione per gli amici e i parenti, che non ne possono più di sentirmi! Onestamente non credo di avere una voce stupenda (piace più agli altri che a me!) ma nel cantautorato forse non serve nemmeno”.

Hai recitato in molte serie TV (“Distretto di polizia”, “Un posto al sole”, “La squadra”) Ma tu quali serie guardi? Ce n’è una in cui vorresti assolutamente avere un ruolo?Guardo sopratutto le serie internazionali, sono un grande fruitore di Netlix e Sky. Una serie che adoro, e di cui mi sarebbe tanto piaciuto far parte ma ormai è finita, è “Il trono di spade”. Adoro le storie in costume, e avendo fatto un po’ di scherma e di spada, mi piacerebbe tantissimo partecipare a un progetto per la tv o il cinema in cui si facciano duelli e capriole. Ho fatto la commedia dell’arte, quindi sono in grado di fare un po’ anche lo stuntman.

Ho letto che insieme ad un amico stai traducendo “Cyrano de Bergerac” in napoletano”. Da dove nasce un’idea così ambiziosa e coraggiosa? “E’ una bellissima sfida, molto ardita ma altrettanto interessante. Non solo stanno traducendo il testo in napoletano, ma stanno adattando e trasferendo le vicende trattate in Francia a Napoli. Abbiamo sostituito i moschettieri con la Compagnia della Morte che esisteva veramente a Napoli, ed era composta da spadaccini, poeti e pittori che combattevano gli Spagnoli. Stiamo trovando tantissimi punti in comune con la storia vera, quasi a pensare che le vicende siano state ispirate anche da evento accaduto in Italia, o personaggi napoletani. Ad esempio, nel “Cyrano” si parla di De Guiche, che operava a Napoli e si chiamava De Guisa (era il nipote di un cardinale). Si tratta di un lavoro impegnativo ma che stiamo facendo con tanto entusiasmo. Insieme a me (che incarnerò Cyrano) c’è anche Carlo Caracciolo, che in “Gomorra” era O’ Crazy: lui interpreterà Cristiano. Pensiamo di essere in scena tra gennaio e febbraio, fra qualche settimana iniziamo le prove”.

di Martina Riva