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Napoli – Da oggi ufficialmente, Catello Maresca è il candidato sindaco di Napoli per Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. La telefonata di questa mattina intercorsa tra l’ex pm della Dda e Silvio Berlusconi ha segnato l’inizio della sua nuova vita politica: niente più civismo, niente più “dei partiti me ne fotto”, ma allineamento e copertura sotto i simboli di Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. E se non ci sarà anche quello di Matteo Salvini, sarà solo per un calcolo di convenienza dell’ex ministro degli Interni. 

Ma il Maresca riveduto e corretto, ora come ora, unisce davvero tutto il centrodestra? La risposta è no.

Sia Maresca che una parte del centrodestra hanno posto dei veti incrociati che saranno davvero invalicabili.

Partiamo da Maresca. Questa mattina, ha fatto colazione in via Brin, presso “Eccellenze Campane”, in compagnia di Antonio Tajani e Lucia Renzulli, coloro i quali tengono le fila di Forza Italia. La telefonata con Berlusconi è arrivata tra un cornetto e un caffè. 

E’ stato Tajani, ad un certo punto, per mettere un punto definitivo alla questione candidatura, a prendere il cellulare in mano e a comporre il numero del Cavaliere. “Presidente, le passo Catello”. E Catello (Maresca) ha voluto, per l’ultima volta, farsi giurare che non sarà messo nella condizione di spiegare un sostegno da parte dei Cesaro, padre e figlio (Luigi e Armando) per lui “impresentabili” prima ancora di ogni condanna definitiva. “Presidente, rimaniamo d’accordo così?”

E quindi: il primo veto. Cesaro, se farà campagna elettorale a Napoli, sarà, inevitabilmente a questo punto, contro l’ex pm della Dda. Tant’è che la telefonata si è conclusa con un “Forza Italia” che dava il segno più che mai di un animo alleggerito in vista anche della partita di stasera della Nazionale contro la Spagna (sia Berlusconi che Maresca, quando c’è di mezzo il calcio…)

Ma tant’è. Il centrodestra non sarà unito attorno alla candidatura di Maresca perché al veto del candidato sindaco si aggiunge il controveto di un gruppo (numeroso) della destra napoletana. Che non voterà Maresca e pensa anche di scendere in campo con un suo candidato sindaco. Ecco i nomi e cognomi: Salvatore Monaco, Maurizio Esposito, Antonio Todaro, Maurizio Ruggiero, Carlo Lamura, Maurizio Bruno, Bruno Esposito, Giovanni Papa, Lello Candido, Antonio Pannico, Enzo Pecorella e Michele Bruno.

Alla sinistra, tutti quelli in elenco vorrebbero contrapporre “un grande ed arioso progetto, con una guida coerente e sicura e non certo un banale qualunquismo civico di cosiddetto “buongoverno”, privo di qualità, spessore e prospettiva, con una persona inadeguata e incoerente”.

E questo gruppo non è nemmeno il solo a dire no a Maresca. Su www.19luglio1992.com, il sito che raccoglie il lavoro dell’associazione nata in memoria del magistrato Paolo Borsellino, si rintraccia un post a firma “Movimento Agende Rosse” con questo titolo che già dice tutto: “Catello Maresca, il ‘tradimento’ del giuramento morale impone la restituzione dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino”. Non gli si perdona l’alleanza con il centrodestra e con Berlusconi, visto come una sorta di Belzebù.

Come dire: la telefonata di questa mattina tra i caffè di “Eccellenze Campane” lascia in bocca all’ex pm della Dda non solo il dolce dei cornetti. Ma anche un retrogusto amaro.