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“Si chiede ai medici di combattere questa guerra per poi trattarli come criminali per un atto che gli stessi si offrono di compiere con abnegazione”. E’ il duro sfogo di Pierino Di Silverio, vice segretario regionale Anaao e responsabile nazionale ANAAO Giovani dopo “gli avvisi di garanzia pervenuti a due colleghi per la somministrazione del vaccino, ricordiamo la cui presenza è stata reclamata, richiesta come atto etico, elemosinata e in alcune circostanze imposta”.

Il riferimento è ai due medici indagati dopo la morte Annamaria Mantile, la docente scomparsa a 62 anni lo scorso 2 marzo a Napoli. Dall’autopsia al momento è emerso che la donna è deceduta non per le conseguenze della vaccinazione, ricevuta quattro giorni prima al Vaccine Center della Mostra D’Oltremare, ma a causa di uno shock emorragico e arresto cardiocircolatorio conseguente una “ernia strozzata”.

Avvisi di garanzia che “ci fanno restare attoniti. Attoniti rispetto ad un sistema legislativo in campo sanitario scollato dalla realtà. Un sistema giudiziario che continua a trattare i medici come colpevoli fino a prova contraria – dice – occorre depenalizzare l’atto medico. Nonostante la cosiddetta Legge Gelli abbia cercato, in modo alquanto provvisorio e incompleto nella sua applicazione, di porre un freno alle denunce che piombano con preoccupante frequenza su troppi medici, il 95% delle quali si conclude con un nulla di fatto”.

“Questi medici – incalza il dottor Aniello Pietropaolo, Segretario Generale CISL Medici della Provincia di Napoli – sono accusati di omicidio colposo, trattati alla stregua di chi commette un pestaggio o un omicidio. Medici trattati come criminali per un atto medico che gli stessi si offrono di compiere con abnegazione. Prima si implorano i medici di contribuire alla guerra. Poi non solo si lasciano senza scudi e armi, ma addirittura si utilizzano come capri espiatori, ancora una volta”. Una preoccupazione, quella dei medici, che si aggiunge alla disperazione per le innumerevoli violenze subite ogni anno, per le denunce (15.000 ogni anno secondo Ania), e le cause (35.000 l’anno). Una pressione che tiene per anni i sanitari in uno stato d’angoscia e che alla fine, nel 95 per cento dei casi, finisce con un nulla di fatto. Di Silverio e Pietropaolo fanno proprio l’appello di un’intera categoria, che ora invoca “una profonda rivisitazione del sistema legislativo in tema di sanità. L’Ordine dei Medici – dicono – non può restare fuori dall’ambito decisionale, anzi occorre che venga coinvolto come parte attiva. L’Ordine è la casa di tutti i medici, perché è una questione professionale morale , soprattutto perché è una questione etica”.