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La partita che si gioca nel centrosinistra per la scelta del candidato sindaco a Napoli è ricca di complessità. Gli equilibri dei quali tenere conto sono tanti, e con ogni probabilità il candidato sindaco a Napoli sarà scelto ‘strizzando’ l’occhio a Roma e ai tavoli nazionali. 

In ogni caso, indiscrezioni delle ultime ore riferiscono di un ritorno prepotente del nome di Roberto Fico come leader dell’alleanza Pd – M5S nella corsa a Palazzo San Giacomo.

La Ciarambino ha fatto chiaramente intendere come il nome del Presidente della Camera sia – evidentemente – particolarmente gradito a uno dei due contraenti. Lo stesso Carlo Sibilia ha rilanciato sulla formula giallo – rossa per le comunali a Napoli. Ad ogni modo la vera partita si gioca in casa Partito Democratico. Ormai tra i dem, anche in seguito alla burrasca causata dall’ultimo tavolo di centrosinistra – dove si è resa plastica la divergenza tra i ‘deluchiani’ e coloro che vedono di buon occhio l’alleanza con il M5S – la frattura è profonda e non facile da sanare. 
 
Del resto si scontrano due idee difficilmente conciliabili: da un lato c’è chi, come il segretario napoletano del Pd Marco Sarracino, spinge per una coalizione modello Conte bis; dall’altra parte c’è chi lavora alla costruzione di un’alleanza ‘modello regionali’ che tenga fuori i cinque stelle. In casa Pd uno scenario simile, anche se non sovrapponibile, si registra pure a Benevento, altro capoluogo di provincia chiamato al voto amministrativo.
 
Molto probabile che Vincenzo De Luca non resti e non resterà con le mani in mano. Il ‘nome’ su cui punterebbe il governatore, se il Partito Democratico dovesse continuare sulla strada dell’alleanza con i cinque stelle, sembrerebbe essere quello dell’ex ministro e rettore della Federico II, Gaetano Manfredi.
 
Se a tutto ciò aggiungiamo i nomi di Antonio Bassolino, la cui corsa fuori dal Pd ormai è un dato di fatto, e Alessandra Clemente già candidata a sindaco per l’area De Magistris, la situazione è oltremodo fluida.
 
Presto dunque per ipotizzare quello che accadrà da qui a qualche mese. L’unica certezza è che per qualcuno il rinvio delle elezioni è stata una vera  e propria benedizione, mentre per altri qualcosa di molto simile a una iattura.