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Napoli avrà una strada intitolata congiuntamente a Yasser Arafat e Yitzhak Rabin: la stessa che, tre anni fa, sembrava destinata al solo leader palestinese. Una correzione di rotta, in piena crisi mediorientale. La giunta comunale ha deliberato l’istituzione del nuovo toponimo, in sostituzione della Traversa 2A Giuseppe Garibaldi, nel quartiere Pendino. Un Garibaldi in meno, nome abbondante a Napoli, e un Arafat e un Rabin in più. Ma dietro la novità c’è un piccolo giallo.

Nel luglio 2021 il Comune di Napoli annunciò l’intitolazione della strada al capo dell’Olp, dopo il sì della commissione Toponomastica. La scelta fu dell’amministrazione de Magistris, su proposta dell’assessore Alessandra Clemente. La consiliatura era agli sgoccioli, le elezioni erano  in programma il 3-4 ottobre. La notizia, tuttavia, sollevò le proteste della Comunità ebraica. Il Comune fu accusato di decisione “discutibile e inopportuna”. Nel mirino finì la motivazione. Arafat era sì un premio Nobel per la pace, ma nel 1994 il riconoscimento gli fu conferito insieme a Shimon Peres e Itzkach Rabin. I due statisti israeliani, infatti, con il leader dell’Olp firmarono gli accordi di Oslo. Agli occhi della Comunità ebraica, insomma, si manifestava una “visione squilibrata” del conflitto israelo-palestinese.

Chi attaccava, non mancò di bollare Arafat come “terrorista”. Il polverone fu non indifferente. E qui comincia il mistero. Perché, a dispetto degli strali, Via Arafat sembrava cosa fatta. Invece così non è stato, forse complici i tempi stretti. Non ne reca traccia lo stradario comunale, sul sito istituzionale, aggiornato al 28 dicembre scorso. E a tre anni di distanza, Arafat rispunta, ma stavolta affiancato a Rabin. Un riequilibrio ecumenico, per scongiurare nuove polemiche. Magari perfino un messaggio di pace. O almeno così si crede. La nuova delibera porta la data del 13 maggio, su proposta del vicesindaco Laura Lieto. L’ok (consultivo) della commissione Toponomastica è arrivato lo scorso 2 febbraio. Peraltro, il precedente 18 dicembre il consiglio comunale aveva approvato un analogo ordine del giorno. A firmarlo Sergio D’Angelo, capogruppo di Napoli Solidale – Europa Verde – Difendi la città. Una filiera di consenso lunga, insomma. Per perfezionare il cambio di toponimo, occorre adesso il via libera del prefetto.