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Napoli – Non è mai tardi per avere giustizia. Oltre 180 mila euro di risarcimento danni. Questa la decisione dei giudici napoletani che hanno condannato il ministero alla Salute, dopo una trasfusione di sangue infetto che nel lontano 1974 aveva contagiato una donna. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Appello di Napoli che, confermando la sentenza di primo grado, ha deciso per il risarcimento. La donna venne ricoverata presso l’Ospedale San Paolo di Napoli per un parto cesareo in occasione del quale venne sottoposta alla somministrazione di sacche di sangue. In seguito a tali trattamenti fu contagiata da epatite virale di tipo C. Nel 2009 la donna diede incarico all’avvocato Maurizio Albachiara per agire contro il ministero della Salute, e ottenere il risarcimento del danno subito.

L’Asl Napoli 1 Centro si costituì parte civile. La successiva consulenza tecnica d’ufficio accertò il nesso di causalità tra la malattia e le trasfusioni ricevute e riconobbe un danno biologico pari al 30%. Nel 2014 la quarta sezione civile del Tribunale di Napoli aveva già deciso di condannare il ministero della Salute per mancata vigilanza sulle sacche di sangue infetto al risarcimento dei danni subiti per la somma di 160 mila euro oltre interessi. Dopo qualche mese però il ministero della Salute, a mezzo dell’Avvocatura dello Stato di Napoli, chiedeva l’integrale riforma della sentenza di primo grado. Ora la Corte d’Appello ha rigettato l’appello, condannando inoltre ministero e Asl a pagare le spese del grado di giudizio. “È stata fatta giustizia per la mia assistita – commenta con soddisfazione l’avvocato Albachiara – con la condanna del ministero in linea con i precedenti della Cassazione sulla responsabilità per mancata vigilanza sulle sacche di sangue”.