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Oltre al daspo anche la beffa, si potrebbe dire. Perché il divieto di entrare allo stadio, dopo il tifoso, avrebbe colpito anche lo striscione per lui, oggi ricoverato in rianimazione. “La misura è colma” scrive sui social Emilio Coppola, storico legale di tanti ultrà del Napoli. L’avvocato, per una volta, mette da parte il suo aplomb. E si sfoga al termine di Napoli-Salernitana di questo pomeriggio. “Un figlio di questa città – spiega – lotta in terapia intensiva all’ospedale Cardarelli e le due encomiabili curve provano a testimoniare la loro vicinanza alla famiglia ed al ragazzo in queste febbrili ore“. Gli ultrà azzurri “avrebbero voluto farlo sui gradoni, quei gradoni dove in tanti abbiamo conosciuto Gennaro”. Tuttavia, “gli striscioni non sono fatti entrare per un motivo, il nostro Gennaro è diffidato!”.

Il 42enne tifoso è in terapia intensiva per un aneurisma. E gli ultrà delle due curve del Maradona si sono mobilitati, per un gesto di affetto. Ma dalla Questura di Napoli è arrivato l’altolà agli striscioni. Una decisione non condivisa dal legale. Gennaro “è diffidato – afferma l’avvocato Coppola – per essersi trovato sul luogo dove un tifoso ha avuto un calcio nel portellone dell’auto, nessun procedimento penale a carico ma nemmeno la possibilità di essere incoraggiato dagli amici di sempre quelli con i quali ha speso la sua vita in gradinata!”.

E insomma “capisco la legalità ma – aggiunge il legale – esistono dei limiti che oggi sono stati ampiamente travalicati”. Secondo Coppola “in una società in cui indagati e pregiudicati si occupano della cosa pubblica un daspo non può essere un marchio che rende un ragazzo non meritevole di uno striscione di incoraggiamento!”. L’iniziativa di solidarietà è però andata comunque in scena. All’esterno dello stadio, i tifosi hanno esposto i lunghi striscioni, con una semplice scritta: “Genny non mollare”.