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Napoli – Parto cesareo ritardato in attesa dell’esito del tampone e neonato muore. Saranno le indagini della polizia, coordinate dalla Procura di Napoli, a far luce su quanto accaduto ieri sera alla clinica Sanatrix al Vomero, quartiere partenopeo. Sequestrate al momento le cartelle cliniche. La giovane mamma, 20 anni, è stata trasferita alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno dopo le complicazione avvenute prima e durante il parto. Al momento è ricoverata in terapia intensiva. 

La vicenda è stata ricostruita dalla clinica Sanatrix in una nota dove viene chiarito che “nessun primario, medico, né tantomeno il direttore sanitario della clinica Sanatrix, ha mai dato nessuna disposizione per fermare o ritardare alcun parto se non urgente. Siamo profondamente dispiaciuti per quanto accaduto ma occorre ristabilire la verità dei fatti per non aggiungere dolore ad altro dolore”.

La direzione sottolinea che “la partoriente è stata sottoposta non solo a tampone per SARV-COV2 ma all’ingresso in pronto soccorso anche a test sierologico che in circa 10 minuti ha dato un risultato negativo. Tale protocollo è previsto proprio per poter gestire l’emergenze in attesa degli esiti del tampone molecolare che richiedono più tempo”. “Con l’esito negativo del test sierologico sulla Signora, qualsiasi emergenza poteva essere gestita dai medici curanti- spiega la direzione della Sanatrix – senza alcuna limitazione da parte del Primario o del Direttore Sanitario, non potendo mai immaginare di ritardare una urgenza medica o chirurgica. Sia il Primario del reparto di Ginecologia, sia il Direttore Sanitario, vista l’ora in cui si sono svolti i fatti, non erano presenti nella struttura né tantomeno hanno impartito ordini ostativi al parto, visto che sono stati informati solo dopo l’evento, come è facilmente ricostruibile dal magistrato prontamente intervenuto”.

“La direzione della Clinica Sanatrix – conclude la nota – dichiara la piena fiducia nell’operato della magistratura, auspicando una rapida ricerca della verità che possa ristabilire la dignità professionale del Primario, delle ostetriche e degli altri operatori ingiustamente coinvolti”.