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Il tema dell’abolizione del numero chiuso a medicina è diventato nelle ultime settimane un cavallo di battaglia del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che in molte occasioni ha denunciato le storture di questa selezione, basata su test con domande che nulla hanno a che fare con la materia. Noi di Anteprima24.it abbiamo aggiunto al dibattito un altro aspetto della questione, ovvero il costo esorbitante dei corsi di preparazione al test, pubblicizzati molto spesso nelle scuole superiori. 

L’argomento è così tornato di attualità, e anche i social sono diventati luogo di dibattito virtuale: in queste ore è diventato virale un post del 2019 del Professore Pasquale Perrone Filardi, Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, e Presidente Eletto Società Italiana di Cardiologia, che racconta la vicenda dalla prospettiva di genitore, sottolineando le storture del sistema. 

Ne pubblichiamo i passaggi più significativi:
“Sono un professore ordinario di medicina della Università Federico II di Napoli, e padre di un figlio che ha brillantemente superato il test di ingresso programmato, con un punteggio elevato che lo ha reso idoneo alla immatricolazione nel mio Ateneo, da lui scelto come sede di preferenza. Credo di poter dare dunque qualche spunto di riflessione sulle modalità di accesso a Medicina di cui tanto si discute, nella veste di genitore e di docente. Mio figlio è un ragazzo come tanti, sportivo e studioso quanto basta, che ha conseguito quest’anno la maturità classica con il punteggio di 90/100. Preoccupato, nel momento della scelta del suo futuro, che il cognome che porta lo avrebbe potuto rendere sospetto di favoritismo ove avesse fatto la mia stessa scelta professionale.

All’esito delle selezioni, insieme alle famiglie degli oltre 11000 ragazzi che saranno i custodi della nostra salute negli anni a venire, penso di poter condividere gioia e tristezza. La gioia è ovvia. La tristezza invece è per tutti i ragazzi meritevoli che hanno provato e non ce l’hanno fatta e, soprattutto, per tutti i ragazzi che avrebbero potuto farcela, in un sistema di pari opportunità, ma che non hanno neanche potuto provarci o lo hanno potuto fare con le armi spuntate. Mi spiego. Come tutti i suoi amici, mio figlio ha iniziato la preparazione all’accesso in Medicina dal quarto anno di liceo con due insegnanti privati (rinunciando di fatto al massimo del profitto nelle materie scolastiche), per un costo di oltre 10000 euro. Intorno a lui i figli di tanti amici appartenenti esclusivamente alle classi più abbienti della città. Perché solo poche famiglie possono oggi permettersi di addestrare, a volte con costi molto maggiori dei miei, i propri figli ai quiz di medicina, alimentando un sistema di istruzione privata di dimensioni gigantesche, che genera (è molto facile fare dei semplici conti) un indotto di milioni di euro, di cui nessuno sembra accorgersi. Non esistono infatti sistemi efficaci gratuiti di preparazione ai quiz di medicina, che sono diventati oggi un iniquo meccanismo di disuguaglianza sociale che incide sul futuro delle nuove generazioni.

Mio figlio, come tutti i sui amici benestanti, ha partecipato a tutte le selezioni di ammissione alle Università private, ogni volta affrontando costi non trascurabili di iscrizione oltre che di viaggio. Inopinatamente, le selezioni sono spalmate temporalmente tra la primavera e l’estate, ed i quiz delle Università statali sono programmati dopo la conclusione di tutte le selezioni delle private, a distanza di tempo sufficiente a garantire il pagamento anticipato delle rette di immatricolazione alle Università private anche da parte di coloro che poi saranno ammessi e sceglieranno di frequentare le Università statali. Nessun tipo di rimborso è previsto per chi, non conoscendo ancora, magari per pochi giorni, i risultati delle statali, si iscrive pagando migliaia di euro alle private per poi dirottare verso le statali. Il tutto a vantaggio delle Università private che in questo modo incamerano rilevanti profitti da iscrizioni di ragazzi che di fatto non frequenteranno quegli Atenei. Non sarebbe più equo allineare temporalmente le prove di ammissione e dare la possibilità di una scelta unica e definitiva dopo che tutte le graduatorie siano state concluse e i risultati resi noti ai candidati?

Posso concordare, con molte riserve, sulla necessità di un sistema di selezione all’ingresso a Medicina. Purché sia un meccanismo di pari opportunità ed efficace, che annulli, invece di amplificare, le diseguaglianze sociali e vada nella direzione universalistica che è sempre stata propria del nostro sistema di istruzione, agevolando e selezionando i meritevoli e i capaci, benestanti e non”.