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Napoli – L’Arcivescovo Domenico Battaglia è stato minacciato da alcuni esponenti del Clan Nuvoletta a seguito della sua decisione di far rimuovere alcuni quadri da una chiesa di Marano.

Una decisione forte quella dell’Arcivescovo che di fatto si è trovato contro uno dei Clan più potenti del nostro territorio. Ma in effetti anche questo è un compito fondamentale per una persona che ricopre una carica come quella di Domenico Battaglia, che tra l’altro domani si recherà al Monaldi per una messa d’eccezione.

Sulla vicenda della chiesa Maria Santissima della Cintura e della Consolazione a Marano dove sono stati trovati due quadri donati da decenni dal boss Lorenzo Nuvoletta morto nel ’94 è intervenuto il nuovo vescovo di Napoli Monsignore Mimmo Battaglia che ha fatto rimuovere le tele e le targhe ricevendo però da parenti e sodali diverse ingiurie e minacce sui social, come racconta il Mattino riportando quello che scrive Maria Orlando, con vincoli di parentela con la famiglia Polverino: “ ho scoperto che i vescovi sono i pubblici ministeri di Dio. Non lo sapevo, pensavo che Dio fosse un giudice indiscusso, equo e misericordioso. Si dovrebbero vergognare: anche il pregiudizio è peccato.” O quello che commenta sempre sui social Maria Nuvoletta nipote del defunto boss di Marano: “Non hanno un cavolo a cui pensare, dopo 20-30 decidono di rimuovere i quadri. Che vergogna un atto vergognoso compiuto da un uomo di Chiesa”. Ancora Maria Fontanella moglie di Ciro Nuvoletta il fratello di Lorenzo ucciso in un agguato nel 1984 dal clan dei Casalesi che scrive : “caro vescovo anziché rimuovere i quadri sacri fai una bella pulizia nelle tue chiese, cacciando via tutti i pedofili”.

“Proviamo tanta ammirazione per Monsignor Battaglia, a cui va la nostra solidarietà, che è intervenuto lì dove i suoi predecessori sono rimasti silenti. È un segnale importante quello di ripristinare i concetti di legalità e giustizia che troppo spesso appaiono fin troppo sfocati sul nostro territorio. Come con i murale e gli altarini disseminati dai criminali e dai camorristi lungo le strade delle nostre città anche la chiesa sta cominciando a ripulire dalle proprie strutture quei simboli di potere e prevaricazione che le famiglie dei boss hanno messo in campo anche talvolta con il sostegno del clero talvolta. i familiari e i parenti dei boss invece di vergognarsi per le loro vicende criminali ingiuriano e velatamente minacciano l’Arcivescovo a cui va tutta la nostra solidarietà. Questi soggetti che si sentono onnipotenti e pensano di poter essere giudicati solo da Dio vanno isolati e spazzati via dalla nostra terra con tutti gli strumenti possibili. Serve la tolleranza zero anche contro la “cultura” camorrista”- le parole del Consigliere Regionale di  Europa Verde Francesco Emilio Borrelli che ne ha parlato anche su Ore14 su Rai 2.